Atletica. Il mondo dello sport per l'ultimo saluto ad Andrea Milardi

RIETI – Andrea Milardi sarebbe stato contento nel vedere tanta gente affollare il suo stadio, la pista di atletica leggera, la pedana del salto in alto, le tribune disegnate in un’ansa del fiume Velino. Una città, il mondo sportivo e non solo, grandi atleti e tanti dirigenti dello sport laziale con Riccardo Viola, presidente del Coni Lazio, a guidarli idealmente tutti, si sono dati appuntamento al «Raul Guidobaldi» per l’ultimo saluto all’uomo che ha segnato un’era, al dirigente che ha combattuto e vinto la battaglia contro le difficoltà, all’anima più pura dell’atletica reatina. Nel salutarlo pubblicamente Andrew Howe, arrivato di corsa dalla Svezia dove sta cercando di rigenerarsi come atleta, lo ha chiamato più volte papà, ha fatto riferimento alla famiglia allargata dei MIlardi, la sua famiglia, prima che l’emozione prendesse il sopravvento e gli strozzasse le parole in gola.

C’erano intere generazioni di reatini, bambini in tuta e anziani signori con gli occhi lucidi, c’era la Studentesca al completo, la società per cui Andrea Milardi ha combattuto, vissuto, sognato e con la quale ha vinto 25 scudetti, un record che certifica per sempre la forza dell’uomo.

Tante lacrime e tante promesse, perché tutto non può finire così, il seme è stato affidato al terreno e adesso ci sarà un’eredità difficile da coltivare. «Un obbligo» per Simone Petrangeli, il sindaco di Rieti, che ha voluto salutare «Un monumento tra i nostri cittadini», una promessa per tutti coloro che grazie alle urla di Milardi hanno conosciuto lo sport e sono diventati persone migliori nella vita.

Non è solo Rieti a piangere un suo figlio illustre, ma l’intero sport italiano, perché dirigenti con quella sana passione è difficile trovarli su tutti i campi d’allenamento.

Le ultime volontà di Andrea Milardi sono il manifesto di una vita: «Non fiori, ma offerte perché la Studentesca abbia un futuro». Lo avrà, una città intera sulla pista tanto amata dal papà dell’atletica ha preso un impegno solenne. E lui, lassù, come ha voluto ricordare Andrew Howe, starà già facendo correre un po’ di vecchi amici per organizzare una nuova società nel Paradiso dell’atletica. (testo e foto di Valerio Vecchiarelli)