Coni Lazio. I Magnifici 19 del Premio Coni Lazio 2013

MARCO CALVANI

 

Gentile Presidente,

sono stato informato del Premio che il Coni Lazio, nella Sua persona, ha deciso di destinare al sottoscritto. Purtroppo a causa degli allenamenti che avrò oggi pomeriggio e domani mattina in vista della partita di domenica prossima a Barcellona, sono impossibilitato nel poter partecipare e ritirare il Premio personalmente. La ringrazio ulteriormente per la Sua comprensione e disponibilità. Sarà mia cura venirLa a trovare e ringraziarLa personalmente appena rientrerò a Roma. Sono ovviamente orgoglioso che il Coni abbia deciso di assegnare questo Premio alla mia persona, Premio che vorrei condividere con tutti i giocatori, lo staff tecnico-manageriale-sanitario-organizzativo, l'ufficio stampa, il Presidente Toti e la Società tutta della Virtus Roma che ho avuto l'onore di poter allenare nella passata stagione. Colgo l'occasione per porgerLe cordiali saluti. Marco Calvani

Un amico non più giovanissimo, per giunta piuttosto distaccato dalle vicende cestistiche, o meglio, dagli avvenimenti sportivi in genere, durante una conversazione, con mio sincero stupore, mi chiede: “allora, ce la fa il Banco a riportare a Roma lo scudetto?”. Non riuscivo a capire se la mia sorpresa fosse da attribuire a questo suo improvviso interesse, o piuttosto al gap temporale che la domanda stessa conteneva. La discussione, infatti, si svolgeva non più di un anno fa (e non trenta), ma il Banco di cui parlava il mio amico era senza dubbio l’Acea Virtus, la squadra guidata da Marco Calvani. Un lapsus del tutto giustificabile, considerando l’atmosfera di grande partecipazione collettiva (e colma di aspettative), che i giallorossi erano stati capaci di costruire nel corso della stagione scorsa, fino alla disputa delle finali-scudetto.

Alla fine Siena si è rivelata più forte; forse più squadra, di certo più abituata alle grandi sfide, ma non è questo il punto. Il punto è che dopo tre decadi la Capitale stava vivendo di nuovo un sogno legato al basket, e per molti il Banco Roma di Gilardi si confondeva, tra passato e presente, con la Virtus Acea di Datome. Questo, aldilà del secondo posto finale dei ragazzi di Calvani, è a mio avviso il merito più grande di una Virtus, costruita a inizio campionato per ricoprire al massimo un ruolo da outsider, non certo di protagonista.

Da un giallorosso all’altro, la scelta di coach Calvani di intraprendere quest’anno una nuova avventura; stavolta lontano da Roma, ma non così tanto se si confronta il tifo e il calore della gente, sulla panchina della Sigma in Legadue. A Barcellona Pozzo di Gotto, capitale del basket siciliano, il tecnico romano ha ritrovato Antonello Riva, ma soprattutto un progetto su cui lavorare, una sfida avvincente e fiducia incondizionata da parte della società. Di certo non migliorerà il suo inglese, ma nella vita, per capirsi, a volta basta un gesto, o una semplice stretta di mano. (foto Tedeschi: Matteo Calvani, tra il presidente della Commissione Sport della Regione Lazio Eugenio Patanè e il presidente della FIP Lazio Francesco Martini, ritira il premio Coni Lazio per il papà Marco) 3. continua