Coni Lazio. Ai “Valori” arriva il motociclismo con Michel Fabrizio

Nessuno gli ha chiesto l’origine di quella passione cosi estrema, forse perché non esiste una spiegazione razionale all’impulso che sulla pista ti porta a spingere per essere più veloce di chi ti sta accanto. E forse nessuno tra gli studenti dell’istituto comprensivo “Pitocco” di Castelnuovo di Porto che oggi affollavano la sala consiliare del municipio, salirà mai su una superbike, una di quelle moto che tra le mani di piloti come Michel sembrano sfuggire ad ogni regola gravitazionale. Ma l’attualità irrompe con la sua cronaca di lutto, e allora domande e spiegazioni sono inevitabili. “Doriano Romboni era un mio amico, come ogni altro pilota della mia categoria. Non siamo in tanti nel mondo e ci conosciamo tutti. Quando succedono queste disgrazie, perché di disgrazie si tratta, siamo tutti coinvolti”. E la paura? “Esiste solo al di fuori della pista, quando metto il casco non ci penso più.” E la sicurezza? “Sta sempre al primo posto per ognuno di noi. Nonostante questo, a volte accede quello che è accaduto sabato scorso a Latina.” Il motociclismo, per quanto rischioso, non si può considerare uno sport estremo, proprio per la cura con cui affrontiamo ogni aspetto inerente alla salvaguardia della persona. Come le cadute? “No, non ci alleniamo per cadere, anche perché ogni volta si cade in maniera diversa.” E a te è mai successo? “Certo, anche di correre con una clavicola rotta a causa di un contatto con un altro pilota, ma in qual momento non ho sentito dolore e ho portato a termine la gara.” Uno sport comunque per cuori forti, dove il doping non trova spazio: “l’adrenalina in pista è tutta naturale”. Non ha scelto il calcio, il castellano Michel Fabrizio, come i ragazzi della sua età e come forse sarebbe piaciuto a suo padre, tifoso di Platinì al punto di battezzarlo con il nome del campione bianconero, ma è stato piuttosto il rombo dei motori ad attrarlo fin da piccolo. Per lui, oltre 210 GP disputati con 4 vittorie e un terzo posto nella classifica del 2009, si è trattato di una scelta inseguita con caparbietà, che lo ha portato a girare il mondo: “studiate le lingue, e imparate a organizzarvi per mettere insieme scuola e sport, perché è possibile, e sulla strada, prima di tutto il rispetto del codice.”