CONI LAZIO. Ai "Valori" con Erika Bello è in voga il canottaggio
Trentotto anni e l’aria di eterna ragazzina su un fisico flessuoso e lo sguardo che annega un due occhi blu acqua. Quell’acqua che, “solo a sentirla sotto la chiglia della barca in una mattinata di allenamento ti regala un’idea di libertà come poche altre nella vita”. Ha esordito così Erika Bello, in occasione di una delle tappe finali del progetto2014 CONI Lazio “I Valori nello Sport” in programma all’ISC Ilaria Alpi di Ladispoli. Davanti a una platea di sei classi, per centottanta alunni composti e coinvolti, Erika si è sciolta in ricordi struggenti animanti dalla passione. “Per praticare il canottaggio mi alzavo alle quattro del mattino per fare i compiti, poi via ad allenarmi, quindi la scuola, un pranzo veloce e ancora remate, esercizi aerobici, sacrifici, sudore. E alle 21.00 a letto, magari a volte volevo allungare un po’, ma inevitabilmente crollavo, spesso sui libri”. Ma chi te l’ha fatto fare ha mormorato una ragazzina in prima fila. “La passione che mi ha preso giorno dopo giorno, per effetto della quale ogni rinuncia pesava sempre di meno. Cuore e passione, sacrificio e voglia di migliorarsi. Ecco, si può essere felici e realizzati così, nello sport e nelle vita”. Stimolata dai giovanissimi, attenti e quasi con il fiato sospeso, Erika ha messo a nudo la sua personalità vincente ma straordinariamente umana. “Facevo canottaggio perché con sei figli la mia famiglia non poteva orientarsi diversamente,a Civitavecchia c’era un centro eccezionale con un istruttore che passava a prenderci e a riaccompagnarci. Poi sono arrivare le prime vittorie nazionali, a diciassette anni è arrivata la prima medaglia mondiale, un secondo posto magnifico e indelebile. Il resto è stato un crescendo che ha sfociato nella partecipazione alle Olimpiadi di Atlanta, a 19 anni. A ventuno ho deciso che avevo dato tutto e ho lasciato per laurearmi, sposarmi, realizzarmi in ambiti diversi dallo sport. A 29 anni ho ricominciato quasi per gioco e dopo sei mesi ho fatto un quarto posto ai Mondiali”. Incalzata dalle domande dei ragazzi, Erika s’è emozionata ricordando gli esordi, la sua magnifica famiglia, i sacrifici, “fatti senza … sacrificio, perché quando credi in qualche cosa nulla ti pesa”. Le sconfitte? “Tante, dolorose, ma sempre vissute come inizio di una nuova avventura. Ragazzi, lo sport è come la vita, mai abbattersi”. A fare da moderatore il Delegato CONI Alessandro Fidotti il quale ha coinvolto Erika sia sull’alimentazione che sul doping. “Mangiate sano e state lontano da ogni pratica dopante. E’ aberrante pensare solo ad alterare le prestazioni. Guardatevi intorno e verificate. Di doping si muore, moralmente e fisicamente”. Assalto finale per gli autografi. Presente anche il fiduciario CONI Mauro Scimia.