Coni Lazio. Andrea Pellegrini protagonista a “I Giovani incontrano i Campioni”
Coinvolgente. Un aggettivo per riassumere al meglio il senso della visita del campione di oggi alla scuola via Cassia 1964, località La Storta. “Guarda come sono attenti – mi bisbiglia all’orecchio la prof di educazione fisica Teresa Andreoli, una delle due insegnanti che seguono il progetto del Coni Lazio in questa scuola della periferia nord della capitale insieme alla collega Monica Meoni – anche quei due laggiù, che in genere sono i più irrequieti”. Allora, forse, sarebbe il caso di aggiungere “emozionante” al riassunto di una giornata che per un centinaio di alunni delle classi I, II e III, si può considerare davvero fuori dagli schemi abituali. E non poteva essere altrimenti con Andrea Pellegrini al centro della scena, accompagnato per l’occasione dal Maestro di scherma Emanuele Di Giosaffatte. “Prima dell’incidente – ha raccontato alla platea – ero campione italiano di kickboxing. Questo vuol dire che usavo più le gambe delle braccia. Subito dopo, pensavo che la mia vita fosse finita. Poi, in ospedale, ho conosciuto un ragazzo paraplegico, anche lui in seguito a un incidente. A te manca una gamba, ma puoi ancora fare tutto, mi disse. Le mie sono ancora qui, tutte e due, ma è come se non le avessi. A quel punto ho capito che dovevo reagire.” Sono passati 24 anni e Andrea non ha ancora finito di "reagire". E’ una locomotiva che si trascina dietro l’attenzione di tutti, che non possono fare a meno di stargli attaccati come tanti vagoni. Illustra le armi della scherma e le loro regole; incrocia le lame con il suo allenatore, e poi invita alcuni ragazzi ad “accomodarsi” su una delle due sedie a rotelle che ha portato (deve essere arrivato con un furgone per portare tutto quel materiale), per una prova pratica. Tecnica e velocità, cosi si vincono medaglie in quattro edizioni olimpiche. Alla soglia dei 45 anni, Andrea vede Rio vicinissima, e non gli dispiacerebbe affatto chiudere una carriera cosi prestigiosa al sole del Brasile, dal momento che può giocarsi le sue chances di qualificazione nella sciabola, l'arma preferita. Ma oggi è tutto per questi ragazzi e ragazze, che si alternano in una lunga serie di “uno contro uno” di basket, per imparare quanto sia complicato palleggiare e muovere contemporaneamente la carrozzella, frenare e ripartire di slancio: “ma è solo questione di pratica” o centrare il canestro da seduti dove “serve maggior forza nelle braccia perché non hai la spinta dal basso”. Alla fine tutti, ma proprio tutti, hanno preteso l’autografo a ricordo di una giornata speciale, come il suo protagonista.