Coni Lazio. I "Valori" vanno a canestro con Gilardi
Chiedi chi era Gilardi. Chiedilo a un ragazzo di 15 anni e lui ti risponderà…Gilardi non lo conosco, ma neanche il mondo conosco. La bandiera di quella che fu l’esperienza più esaltante del basket romano (quando si chiamava ancora pallacanestro), la stagione d’oro del Banco Roma, non si scompone di fronte alla titubanza degli studenti dell’Istituto Comprensivo Via Bagnera, nei pressi di viale Marconi. “Non sono queste le cose importanti. Quello che abbiamo fatto noi trenta anni fa è ormai parte della storia dello sport di questa città, e i giovani oggi non hanno bisogno di storia, ma di presente e di motivazioni per affrontare la vita. E in questo lo sport può aiutarli.” Enrico Gilardi, classe 1957, non si fa pregare per tornare alla sua esperienza di giocatore e di emblema della “romanità” all’interno di una squadra nella quale si rispecchiava una città intera, ma ci tiene a sottolineare, nella sua rievocazione, le differenze storiche e sociali che la società ha marcato rispetto al 1983. “ Noi iniziavamo a giocare pensando a Masini, oggi gli idoli dei giovani vestono le casacche dell’NBA. Ed è sempre più difficile mettere in campo un progetto a medio-lungo termine per una società che inevitabilmente, quando si rende protagonista di un grande campionato come la Virtus lo scorso anno, poi vede partire i suoi elementi migliori.” Cosa vuole trasmettere allora Gilardi a questi giovani? “ Il concetto di lealtà, che vale nello sport come nella vita. E almeno in parte la mia esperienza, che forse un campione in attività non possiede. Io stesso se fossi stato chiamato nelle scuole ai tempi in cui calcavo i parquet, non avrei avuto la maturità per dialogare con questi ragazzi, che sembrano cosi sicuri e indipendenti, ma in tanti frangenti quello che ti chiedono è di essere guidati.” Gilardi parla con la cognizione di chi ha messo in pratica un progetto a livello nazionale per la federazione, con lo scopo di seguire e far crescere le migliori espressioni giovanili del basket nostrano. “E’ un lavoro che mi appassiona e mi gratifica. Prendere questi ragazzi di 14/15 anni e portarli alla soglia delle under azzurre significa gettare un ponte tra generazioni. E’ un po’ quello che mi trovo a fare nel corso degli incontri dei Valori nello Sport, che seguo già da quattro anni. “ E quale tipo di reazione trovi, in genere? “Molto positiva. Anche oggi c’era attenzione tra gli studenti. La scuola ha un campo dove è passata una squadra statunitense in visita a Roma, quindi vanta una certa tradizione nei confronti della pallacanestro. Quando ho chiesto quanti di loro lo praticassero, qualche mano si è alzata; ma quando poi ho domandato in quanti facessero sport, allora quasi tutti hanno risposto positivamente. E in fondo è questo che ci interessa, no?”. (nella foto il BancoRoma campione d'Italia)