Coni Lazio. La Scuola Regionale dello Sport raccoglie nuove idee
Come fare della Scuola Regionale dello Sport una navicella spaziale in grado di portare scienza, gioco, attività sportiva, iniziative, formazione e promozione in una regione che intende porsi come faro, laboratorio nazionale, nei confronti di una certa idea di sport. Questo il sintesi il senso dell’incontro che ieri ha messo intorno a un tavolo docenti, tecnici, rappresentanti di federazione, enti di promozione e discipline associate, insegnanti, esperti di comunicazione e project manager, tutti riuniti per offrire il proprio contributo al rilancio della SRdS.
“Tra autoriforma ed elezioni, il ritardo accumulato nei confronti dei progetti e delle iniziative nei riguardi della scuola per l’anno in corso, ci mette in condizioni di estrema difficoltà - ha chiarito subito aprendo i lavori il presidente Viola - solo l’Alfabetizzazione motoria è partita, ma a fronte di un investimento di un milione di euro, il ritorno in termini di efficacia, almeno nel Lazio, resta limitato a una percentuale al di sotto del 50% degli istituti primari, e ancor meno per quanto riguarda i bambini coinvolti”. Servono idee da mettere in campo subito, e per il neo presidente regionale del Coni Lazio, una praticabile potrebbe essere quella di fornire alle scuole la consulenza di un esperto, laureato Isef, che abbia un ruolo formativo nei confronti degli insegnanti e che al tempo stesso sia di raccordo tra lo sport a scuola e quello dell’associazionismo e delle federazioni.
Se per Sergio Mignardi, proveniente da un’esperienza di anni alla SRdS, la sofferenza di questo genere di istituzione è “generale” e va affrontata con una pianificazione non solo delle risorse disponibili, ma serve una distribuzione attenta dei compiti e delle responsabilità, per il coordinatore tecnico dell’ex Comitato Provinciale Roberto Tasciotti, quello che va recuperato è “il ruolo egemone” della SRdS nei confronti di tutto il mondo dello sport. Ente di formazione multidisciplinare “a tutti i livelli”, che sappia dialogare con tutti e che si ponga alla fine come “una via italiana allo sport”. Un’idea non lontana, alla fine, da quella di “laboratorio” espressa anche dal presidente Viola, che per questo vorrebbe un approccio quanto mai aperto alla questione. Per Attilio Lombardozzi, docente e tecnico della FPI, la parte promozionale potrebbe tradursi nella fornitura di know-how ai professori di educazione fisica anche attraverso home clinics secondo un modello in voga oltreoceano. Rosalba Marchetti, forte di un’esperienza maturata nella scuola, ha posto l’accento sulla supremazia “culturale”, che crei connessioni, valorizzi le realtà esistenti e in fin dei conti promuova la persona. Il prof Gianni Alessio ha portato ad esempio il lavoro svolto con Oxana Corso, due medaglie nella corsa alle paralimpiadi di Londra 2012 e con Laura Coccia, ora entrata in parlamento, dove porterà avanti le istanze di chi fa sport tra mille difficoltà. In una scuola dove l’avviamento alla pratica sportiva parte il 5 marzo quando va bene e le sei ore di esubero previste della legge non si fanno, giocoforza l’organizzazione del lavoro è fondamentale. L’intervento di Gianluca Di Girolami (Uisp Roma), ha spostato la discussione nell’alveo della “contaminazione” tra mondi differenti come esempio di ricchezza, fornendo l’esperienza maturata nelle carceri, luoghi spesso dimenticati, ma socialmente “vivi”. Un accenno alla “tutela e alla valorizzazione” dei laureati in scienze motorie è venuta da Francesca Neroni (Università di Tor Vergata), mentre per Antonio Esposito, consulente della Scuola dello Sport, molto di quanto produrrà la SRdS, passerà “attraverso la credibilità dei formatori”. Infine non è mancato un accenno all’importanza della comunicazione, che per la prof.ssa Wilma Fontana rimane alla base di qualsiasi discorso promozionale. Prima di tutto, fai sapere chi sei. E il marchio Coni, in questo senso, resta la migliore garanzia, insieme alla professionalità di chi lo abita.