Coni Lazio. Un tuffo nel blu con Alessia Zecchini

Quando la conosci, il primo pensiero che ti passa per la testa è "ma come farà a immagazzinare tutto l'ossigeno che serve per andare così sotto?". E già, perchè Alessia Zecchini, a dispetto di una struttura filiforme, esile come una promessa, vanta un record del mondo CMAS di profondità di - 81 metri, stabilito nel 2013, mentre solo pochi mesi fa, a Cagliari, ha ritoccato il primato italiano di apnea statica, che già le apparteneva, fissandolo a 6' e 49''. "Non è poi molto - ha cercato di spiegare stamattina ad una platea un po' incredula, composta dagli alunni della SMS "Rosario Livatino" di Ladispoli, plesso del comprensivo "Ladispoli 1" nell'ambito de "I GIOVANI INCONTRANO I CAMPIONI"- e in effetti potrei anche migliorare, ma la statica è davvero noiosa e per me è complicato mantenere la concentrazione necessaria". Bastano poche battute per capire i tratti salienti del carattere di questa solare ventiduenne romana che si è innamorata del mare da bambina, durante una vacanza in Grecia, nuotando con le tartarughe. "Ma non hai mai paura?" gli chiede subito il più intraprendente, interpretando il pensiero di molti. "La paura fa parte della vita, come ogni altro sentimento. Non la potrai mai eliminare, ma si può imparare a gestirla." "A cosa pensi quando sei là sotto" incalza subito un altro. "Non hai molto tempo per pensare - è la replica di Alessia - perchè in quei momenti la concentrazione è al massimo. Qualcuno addirittura utilizza tecniche di gestione del respiro vitale (prana yoga), che insegna a controllare la respirazione e la mente." Mentre rifletto sulla nozione di respirazione addominale, che spiegherebbe la capacità di mantenere il fiato e la concentrazione cosi a lungo anche a chi non possiede la gabbia toracica di un lottatore di sumo, è già tempo per altre curiosità. "Esiste il doping nella tua disciplina?" spara uno dalle retrovie. La Zecchini non si scompone. "Certo, e si chiama..ossigeno. Tra i più forti apneisti al mondo, principalmente russi e soprattutto in passato, era piuttosto frequente concedersi prima di una gara qualche boccata da una bombola ad alto flusso. O2 puro che arricchisce il sangue senza lasciare tracce". Tra una domanda sull'alimentazione corretta "una volta si pensava che a digiuno per l'atleta era meglio, ma l'organismo sottoposto allo stress di una gara ha bisogno di zuccheri; quindi via libera ai carboidrati" e curiosità strettamente femminili "ma come fai se hai il ciclo?"; risposta: "faccio finta di niente", inevitabilmente si finisce per tornare sul tema più caldo. "Che pericolo corre chi fa questo sport?". Alessia non si nasconde: "in un paio di occasioni, una volta risalita da un'immersione, ho avuto piccoli svenimenti. E' per questo che nel corso delle gare sei sempre assistito da un'equipé. Ma in fondo quale disciplina è immune completamente da rischi? Non il calcio e cosi tutti gli sport di contatto. Ma neanche quelli che si praticano da soli lo sono. L'importante è conoscere i propri limiti." L'incontro, coordinato al meglio dalla professoressa Barbara Pica e dalla vicepreside Nicoletta Iacomelli, si è avviato quindi alla conclusione, non prima di un'ultima riflessione. L'apnea, pur facendo parte del nuoto pinnato, non ha rappresentanza ai World Games (nè tanto meno alle Olimpiadi), e per chi la pratica con passione, non diversamente da ciascun alteta di ogni altra disciplina sportiva, questo rappresenta un motivo di cruccio. Ma stavolta non si può dire che il mare lava tutto.