FAMI, in 40 dai Centri di accoglienza all'Open di tennis

Non impugnano racchette (almeno per ora), ma contribuiscono a rendere ancor più "internazionale" il contesto della kermesse tennistica romana. In 40 hanno potuto accedere, grazie al progetto FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione), promosso da ministero dell'Interno e CONI, all'evento sportivo del momento. Si tratta di minori giunti nel nostro paese attraverso le ormai tristemente note rotte migratorie, che segnano come cicatrici l'Africa subsahariana; giovani che hanno perso i propri familiari durante il viaggio o che addirittura, causa guerre e carestie, hanno deciso di intraprenderlo da soli. Accolti nei centri di accoglienza Virtus, Città dei Ragazzi, Sacara Famiglia e Mediterraneo, oggi sono desiderosi di accelerare la strada dell'integrazione anche attraverso un percorso di sport, e per questo sono state scelte la Liberi Nantes, ASD riconosciuta anche dall'UNHCR per l'alto valore sociale del suo operato e il Centro Nuoto Foro Italico. Prima di sciamare per il villaggio, però, i ragazzi hanno potuto incontratre l'ex campione di cricket Kelum Perera, fiorentino con genitori srilankesi, primo figlio di immigrati ad entrare nel Consiglio nazionale del CONI. Ad accompagnare i ragazzi, per il ministero il prefetto Rosetta Scotto Lavina, per il CONI la responsabile del Territorio e Promozione dello sport Cecilia D'Angelo e per il CONI Lazio Donatella Bucarelli, Elisa Pellegrini, Mario e Gelsomina, operatori di un progetto che solo nella nostra regione (ne fanno parte anche Marche, Emilia Romagna, Sicilia e Toscana) conta circa 70 minori.