I giovani incontrano i campioni. Bascelli e il canottaggio, un amore mai tramontato
Cosa ti ha lasciato l’esperienza che hai vissuto, quando hai rischiato di morire per una pallottola vagante, fuori da una discoteca di Johannesburg? La capacità di apprezzare il buono della vita e non chiedere altro. La gioia di sapersi accontentare. Prima di quell’episodio se scendevo in acqua e non vincevo la gara mi arrabbiavo. Poi ho capito che anche il solo scendere in acqua può essere una vittoria, dopo che ti hanno detto che non camminerai più. Lezione di filosofia e canottaggio ieri all’I.C. Castelseprio del Labaro con l’ex campionessa europea Gabriella Bascelli. Manco a farlo apposta, ci informa la professoressa Giusy Pandini, l’istituto ha una tradizione remiera importante e nel tempo ha sfornato atleti di livello del calibro di Ludovica Serafini, argento mondiale juniores, oggi studentessa alla LUISS. Gioca in casa Gabriella, che ha accanto a sé Angelica, giovane promessa del Canottieri Aniene e Roberto Brocco, allenatore della Lazio Hockey, disciplina protagonista di un progetto di sviluppo proprio a livello scolastico grazie al supporto dell’Unione Europea.
Per quasi 120 alunni delle classi prime è stata una mattina emozionante, ricca di curiosità intorno a uno sport che da sempre rappresenta una vetrina importante per i colori azzurri. Dalla gestione dello stress prima di una gara “elemento immancabile, bisogna imparare a controllarlo, come alla vigilia di un’interrogazione”, allo spirito di squadra “c’è chi detta i tempi, e tutti gli altri lo seguono. Solo così si raggiunge l’obiettivo”, per un’ora e mezza la Bascelli ha risposto al fuoco di fila delle domande. “Ho avuto la fortuna di crescere in un paese, il Sudafrica, dove lo sport a scuola è una cosa seria. Ma ho iniziato a migliorare nello studio solo quando ho capito come andava conciliato il tempo tra le queste due attività che possono e devono marciare insieme - ha chiarito la campionessa, che a marzo prenderà la seconda laurea in scienze politiche – e di questo devo ringraziare la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto.” La rinuncia più difficile? “Allontanarmi da loro. All’inizio soprattutto ho pagato la scelta di trasferirmi in Italia per gareggiare con questi colori (suo padre è abruzzese di Chieti), con la mancanza degli affetti più cari. Ma volevo costruire qui la mia vita, e alla fine sono stata ripagata.”