I Giovani incontrano i Campioni. Felice Pulici agli studenti dell’I.C.Stefanelli: “Regole e rispetto. Il paradigma del calcio è quello della vita”
Non c’è derby senza tifo. Per questo la stracittadina di domenica prossima, con il suo record negativo di tagliandi venduti, segna un triste primato nella storia delle sfide tra i due club della capitale. Allora è facile lasciarsi andare alla nostalgia: “Prima di un derby ci affacciavamo sempre sul campo per vedere le coreografie organizzate dalle curve” racconta Pulici agli studenti dell’I.C. Stefanelli, che hanno seguito con interesse e partecipazione l’incontro di stamattina dedicato al progetto “I giovani incontrano i campioni”. “E non c’entra la posizione in classifica delle due squadre, perché questo è un evento che ha sempre travalicato gli aspetti meramente sportivi.” Nella scuola del Trionfale l’attenzione è massima, e l’emozione tangibile quando l’ex numero 1 della Lazio del primo scudetto legge un passo della pièce “L’ultima domenica”, dedicata a Vincenzo Paparelli. “Un uomo di 33 anni, padre di famiglia, che una mattina esce per andare allo stadio e non fa più ritorno a casa. E per moltissimi anni chi è rimasto a piangerlo ha dovuto sopportare anche lo scherno e gli insulti di frange di sconsiderati che con il tifo non hanno niente a che fare. Ma voi siete il futuro e potete cambiare le cose. Dovete cambiarle.”
Il tempo passa in fretta e scorrono in video le immagini in bianco e nero del derby del cuore di Felice Pulici, campionato 1974/75, non quello dello scudetto, ma dell’addio a Tommaso Maestrelli: “La Lazio superò 1-0 la Roma che per lunghi tratti dominò la gara, e io parai di tutto dedicando la vittoria al mio allenatore, che se ne andò tre giorni dopo.” Tra i ragazzi, nell’aula gremita, anche la vicepreside Maria Grazia Ferri e le professoresse Cristina Conti e Sandra Molinari, referenti del progetto e il cardiochirurgo Vincenzo Loiaconi, al quale Pulici ad un certo punto ha affidato la sua vita. “Mi ha messo tre by pass e quando si è trattato di parlare con la mia famiglia, che attendeva fuori l’esito dell’intervento, gli ha raccontato con la massima tranquillità che tutto era andato bene, a parte il fatto che…il mio cuore era giallorosso.” Oggi Loiaconi fa parte della Commissione Antidoping e porta avanti un progetto sullo sport pulito e la sana alimentazione.
Ad un certo punto l’attuale vicepresidente del Coni Lazio estrae una maglia dalla borsa e la dispiega con cura. “E’ la prima volta che la porto con me in tanti anni di visite nelle scuole. E’ la maglia dello scudetto” spiega avvicinandola a quelli delle prime file. Senza loghi, senza sponsor, senza nome; con un semplice numero uno stampato sulla schiena e un tessuto di lanetta che la fa sembrare un cimelio deamicisiano. Ma il tempo passa in fretta e arriva il momento delle domande. “La tua parata più bella?”. Un Milan Lazio a San Siro, arbitro Lo Bello di Siracusa. Fischia un rigore per i rossoneri e Rivera prende il pallone sottobraccio avviandosi al dischetto. Calcia nell’angolino alla mia sinistra e io mi allungo fino a sentire l’impatto della palla con il palmo della mano e quella finisce in corner. Io mi rialzo e mi avvio verso gli spogliatoi inseguito dal fischio del direttore di gara che mi chiede cosa stia facendo. Ero così felice che per me la partita poteva anche finire lì.”