L'intervista. Ao Rio 2016. Flavia Tartaglini: “Il windsurf è la passione, Rio il traguardo, una medaglia l'obiettivo”

“Scusa, ero in spiaggia. Sono tornata stamattina dal Brasile e devo essermi appisolata, così non ho sentito il telefono”. Neanche la notte trascorsa in aereo e il fuso orario possono tenere Flavia Tartaglini lontana dal suo elemento naturale. Le ultime regate per testare vento e materiali nella baia di Guanabara sono state appena archiviate, e l’ambasciatrice azzurra della tavola a vela è tornata al mare di casa, quello degli inizi, per fare il pieno della serenità necessaria prima di giocarsi al meglio le carte di un’olimpiade rincorsa a lungo. Hai passato molto tempo in Brasile negli ultimi mesi, ti preoccupa più la zika o l’inquinamento?: “Le condizioni del mare sono davvero pessime. Nella baia galleggia di tutto perché ci riversano l’immondizia delle favelas e con 60 centimetri di pinna dislocante puoi raccogliere un’infinità di roba, mentre della zanzara non ho avuto sentore.” Hai potuto testare il vento in ogni condizione?: “Durante l’inverno il migliore è quello che soffia da nord, ma è nelle prime ore del mattino; alle 11 già cala e non si aggancia all’orario delle regate che si dovrebbero svolgere più tardi. In gara troveremo con molta probabilità aria da sud, per lo più brezze leggere e poiché sono previste 3 prove al giorno il rischio è che cali il buio prima di finire. Ma, anche se dovesse succedere, l’organizzazione ha previsto recuperi in altre date.” Chi sarà favorito con queste condizioni meteo?: “La cinese Peina Chen ha vinto un campionato del mondo con i venti leggeri. Detto questo, ci sono sette, otto atlete che se la giocheranno alla pari, e tra queste anche l’italiana.”

L’italiana in questione è una ragazza di 31 anni alla sua prima esperienza olimpica, ma con una solida esperienza nella tavola a vela. Occupa il quarto posto nel ranking ISAF (in passato ne ha ricoperto anche la prima posizione), e da quattro anni viaggia per i mari di tutto il mondo con il solo obiettivo di salire sul podio di Rio. E’ naturalmente ottimista, ma soprattutto tenace e competitiva (“non mi piace perdere neanche a tressette”). Deve la sua passione per lo sport alla famiglia (“non smetterò mai di ringraziare i miei genitori. Da loro ho avuto sempre incitamenti, anche nei momenti più duri”), ma ha scoperto il windsurf già grande (“avevo 15 anni quando entrai alla Lega navale di Ostia, che conoscevo in quanto da piccola, essendo di casa a Casalpalocco, l’avevo frequentata praticando la vela nella classe Optimist”). In pratica un ritorno al primo amore, dopo avere spaziato tra pentathlon e scherma. “Un amore immediato e una scelta di vita che ha avuto essenzialmente due padri: uno è Paolo Ghione, tecnico FIV delle Giovanili; e poi Luca De Pedrini (ex dt, allenatore di Alessandra Sensini), che ha seguito la mia crescita professionale. Senza dimenticare le Fiamme Gialle, il mio gruppo sportivo.” Corri con il numero 46. E’ un riferimento al “dottor” Rossi?: “Solo un caso. Quando ho scoperto che è lo stesso di Valentino, ho iniziato a seguirlo e a stimarlo per la sua grande determinazione. Finora mi ha portato fortuna.” Passi tre quarti del tuo tempo lontana da casa. Cosa ti manca di più?: “A costo di essere banale, il cibo. E poi la grande bellezza di Roma.” Una vita da pendolare che non ti ha impedito di studiare: “Si, ma non come avrei voluto. Il liceo classico spezzettato tra Roma e Ostia e poi la laurea in Scienze della comunicazione, presa quasi per corrispondenza. Bella, ma mi è mancata la frequenza, il contatto con gli altri studenti.” Una città per vivere le tue passioni: “In Europa, Lisbona. Sole, mare e vento. Un mix di ingredienti perfetto. Più lontano, Sydney. La baia più bella del mondo.” Cosa farai da settembre? “Dedicherò più tempo a me stessa. Forse riprenderò gli studi; magari un master. Ma prima c’è un’olimpiade da vincere.” (segui gli Azzurri su @azzurrovela)