L’intervista. La nuova vita di Maria - Colloquio con Maria Marconi

“Ho ritrovato la tranquillità e il divertimento nel fare quello che in fondo faccio da quando avevo 6 anni”. Oggi di anni Maria Marconi ne ha 28 e ha deciso, con grande serenità, che non vale la pena aggiungere complicazioni inutili a un percorso sportivo che la vita ha già messo duramente alla prova. Pochi giorni fa ha messo in partica questa intuizione filosofica dando concretezza alla sua partecipazione agli Assoluti indoor di Torino con tre medaglie d’oro: trampolino 1 e 3 metri e sincro, e bissando così i successi ottenuti ai Campionati di categoria di Trieste, solo poche settimane prima. “Il mio allenatore me l’ha proposto e io ho accettato. Avevo abbandonato il sincro dopo l’esperienza con Tania (Cagnotto, ndr), forse per mancanza di motivazioni, forse anche per l’accumularsi dei carichi di lavoro. Oggi non mi pesa più e mi diverto.” Se non si rischiasse qui l’accusa di blasfemia (Maria è tesserata Lazio Nuoto, oltre che Fiamme Gialle), verrebbe quasi da accomunare la sua esperienza a quella di Francesco Totti. Infortuni, talento, gioia e passione contribuiscono a formare, in misura diversa, il curriculum di ogni atleta, anche se sono pochi, pochissimi quelli che riescono a trarre forza proprio dagli episodi sfortunati.

Maria c’è riuscita. Dopo l’intervento correttivo per la tachicardia nel 2010, cui erano seguiti mesi di tranquillità e anche di risultati, come dimostrano i quarti posti dell’Europeo di Torino e del Mondiale a Shangai, qualcosa aveva iniziato a scricchiolare. “Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 i dolori alla schiena si erano fatti insopportabili e le gambe non rispondevano più.” Inizia la fase di “ricognizione” alla ricerca del problema, il periodo più difficile, quello che ti può mettere a terra, soprattutto psicologicamente. Maria è fortunata, si rivolge al centro Atlas, su suggerimento del fratello Tommaso e la diagnosi fino a quel momento fumosa appare finalmente chiara: lesione al nervo femorale, probabilmente dovuta al precedente intervento. Seguono lunghi mesi di terapia e ginnastica posturale per riprendere a saltare. “Agonisticamente parlando, sono stata bloccata da febbraio a ottobre 2012. Londra poteva essere la mia terza Olimpiade, ma l’ho vista solo in TV.” Paradossalmente, è proprio nel corso di quest’ultimo stop che matura la convinzione di essere in grado di fare tutto. “Come si dice: o la va o la spacca. La vita mi ha messo alla prova, e mi ha fatto anche capire che una volta superato il problema, allora dipende solo da me. E’ come se mi fossi aperta al mondo per la prima volta, ho imparato a smussare alcuni lati del mio carattere, e affronto gli impegni, anche quelli sportivi, con spirito nuovo.”

Dopo oltre 20 anni di tuffi e una quantità di risultati internazionali, Maria non ha niente da dimostrare, se non superare se stessa. Questa consapevolezza le dona una serenità particolare anche fuori dalla vasca. “La mattina mi alleno, anche più di quanto mi viene richiesto, ma il pomeriggio sono libera. Mi fa piacere seguire i bambini del nuoto della società di mia madre e adoro dedicare del tempo a me stessa e ai miei cani, un golden retriver, un labrador e una meticcia. Le sfide non mi hanno mai fatto paura. Ora so di poterle affrontare senza pressioni, una alla volta.”