Lutto. Se n'è andato Mario Gulinelli, papà di SdS-Scuola dello Sport

Coerente con lo spirito critico che è stato la cifra della sua esistenza (in direzione ostinata e contraria, per dirla con De Andrè), ha scelto i giorni di Pasqua, quelli della resurrezione, per lasciare le sofferenze di questa Terra. Lo sport, poi, è stato l'altro stigma della vita di Mario Gulinelli, uno dei teorici più raffinati di scienza e metodologia dell'allenamento, di certo l'unico che sapeva conciliare questo sapere con una profonda e singolare conoscenza della filologia romanza, antica passione universitaria. Ma la sua identificazione più totale, quella con la quale tutti coloro che l'hanno conosciuto, anche superficialmente, consideravano a giusto titolo la sua creatura, è stata la rivista di Scienza e Cultura Sportiva "SDS" Scuola dello Sport. Settantasette anni compiuti solo pochi giorni fa, Mario aveva praticato in gioventù salto in alto con l'Atletico Centrale, passando poi ad allenare i giovani del CSI della sezione atletica leggera. Membro del Comitato direttivo e della Giunta Esecutiva dell’Unione italiana sport popolare (UISP) di Roma, dove è stato Responsabile del Settore tecnico nazionale, dei Centri formazione fisico sportiva, e del Settore attività fisiche della terza eta, nel 1977 iniziò una lunga collaborazione con la Società Stampa Sportiva, per la quale curò la traduzione di numerosi libri di teoria e metodologia dell’allenamento, di pedagogia dello sport, di medicina dello sport, di psicologia dello sport, di varie discipline sportive e la redazione della rivista “Didattica del movimento”. Nel frattempo viaggia nei paesi dell'Est europeo prima dell'abbattimento del "muro", riportando esperienze di prima mano sul cosiddetto "doping di stato", mentre la conoscenza della lingua gli permette di attingere agli studi e alle ricerche di Leistungssport, "mitica" pubblicazione di scienza e cultura sportiva del Comitato Olimpico tedesco, che in parte confluiranno nelle pagine di SDS - Scuola dello Sport, rivista che prende in mano nel 1982 per non lasciarla piu'. Neanche dopo la pensione, neanche dopo il passaggio alla casa editrice perugina Calzetti e Mariucci, per la quale continuerà il suo lavoro di coordinatore redazionale, sempre coadiuvato dalla dott.ssa Olga Yurchenko, la sola oggi in grado di continuare la sua opera. Maniacale nelle ricerche bibliografiche, che occupavano una fetta consistente delle sue traduzioni, Mario era quello che si dice "un pozzo di scienza", in grado di dissertare in russo di metodologia dell'allenamento con il prof. Verkhoshansky, salvo poi lasciarsi andare a locuzioni in perfetto sardo, in onore di una terra che amava profondamente. Se n'è andato la mattina di Pasquetta, guarda caso in compagnia proprio di un sardo, e comunista per giunta, Giovanni Berlinguer. Non so quanta strada c'è per arrivare lassù, ma di sicuro non gli mancheranno gli argomenti di conversazione.