Premio CONI Lazio 2015. Rosaria Capodici

rosaria capodici - Premio Andrea Pesciarelli

Quando ha compiuto 60 anni, la Federazione ha provveduto a modificare il regolamento, permettendole di continuare ad esercitare la professione di “direttore di gara”. A dieci anni di distanza giura di non voler chiedere altre proroghe, e di accontentarsi in futuro dei circuiti regionali. Con il 31 dicembre 2015, a norma di legge, sono scadute le sue credenziali, e forse per qualche giocatore questa sarà stata pure una bella notizia. Infatti, Rosaria Capodici, romana, prima donna arbitro nel mondo delle bocce, si è meritata sul campo la fama di giudice imparziale, ma soprattutto inflessibile. «Rosaria Hitler, mi chiamavano. Sarà che noi donne non giochiamo, e applichiamo alla lettera il regolamento». In Italia ad esercitare ora sono in tre, delle quali una è sua figlia Nadia, che vive a Torino. Contagiata a sette anni da un papà fuoriclasse («poteva andare a bocciare sia di raffa che di volo»), dopo una breve esperienza da giocatrice, Rosaria a 38 anni diventa il primo giudice in gonnella d’Italia, primato che conserva per 15 anni. In un ambiente declinato per lo più al maschile, la Capodici è costantemente tra i venti direttori di gara più importanti del Paese, chiamati a giudicare ogni anno al Premio FIB. In una di queste occasioni, per aver corretto la decisione di un arbitro che aveva dato per buona una “boccia di volo”, si guadagnò il silenzio risentito del giocatore che si era sentito defraudato. «Era mio padre – ricorda oggi – e non mi parlò per un mese».