Scherma. Lo sport laziale piange Stefano Simoncelli
Aveva compiuto 66 anni lo scorso 12 novembre e l’intera Scherma Frascati gli aveva fatto festa. Lui che aveva iniziato la sua carriera di fiorettista tra quelle mura e una volta terminata, aveva messo la sua esperienza al servizio della società castellana, che poi è anche una scuola di vita che poi è soprattutto una famiglia. La sua, di famiglia, Stefano Simoncelli l’aveva tirata su proprio lì, sulle pedane della palestra intitolata a un altro Simoncelli, suo padre Cesare che per primo negli anni ’50 aveva portato la scherma a Frascati. Una dinasty sportiva, quella dei Simoncelli, che ha contribuito a fare dei Castelli romani un polo di eccellenza di questo sport. I figli Luca e Marta rappresentano l’ultima generazione, già vincente. Da direttore tecnico della società, Stefano Simoncelli ha seguito la crescita e i progressi di tutti i campioni forgiati nella fucina frascatana: da Stefano Barrera a Ilaria Salvatori, da Valerio Aspromonte alla giovane “stella” Camilla Mancini.
Nato a Grottaferrata, dirigente Coni, per anni in Federscherma, i suoi trascorsi in azzurro erano culminati con l’argento a squadre nel fioretto delle olimpiadi di Montreal 1976.
“Grintoso ma corretto” lo ricorda oggi Michele Maffei, lui stesso vicecampione nella sciabola ai Giochi canadesi. “e soprattutto un signore, che faceva della coerenza e della riservatezza le sue cifre stilistiche principali”. Con grinta e riservatezza aveva affrontato anche la malattia, continuando sempre a seguire i suoi ragazzi, per non affrancarsi dalla passione di una vita, per sentirsi vivo. Fino alla fine. (foto Frascati Scherma)