Giubileo con gli sportivi: una occasione per far festa attorno ad una preziosa realtà

Si è tenuto mercoledì 11 maggio, presso la Sede del Coni Point di Rieti, l’incontro tra il Vescovo di Rieti, Monsignor Domenico Pompili e le federazioni sportive provinciali per dare il via alle iniziative del Giubileo con gli Sportivi, in programma il 1 giugno. A fare gli onori di casa è stato il vicepresidente del Coni Lazio Umberto Soldatelli che dopo aver ringraziato le federazioni, le discipline associate, gli enti di promozione sportiva e le associazioni benemerite, ha voluto ricordare Andrea Milardi, un uomo che a Rieti ha fatto tanto per lo sport e gli sportivi. Ha spiegato che il CONI non ha mai dimenticato l’aspetto ricreativo e sociale dello sport, ricordando gli incontri nelle scuole e nelle carceri.

“Saremo a disposizione – ha aggiunto accogliendo con entusiasmo il messaggio del Vescovo - per supportare la manifestazione e per aiutare a diffondere il messaggio di pace di cui lo sport è portatore”. Soldatelli ha infine voluto omaggiare monsignor Pompili con una targa, la cui incisione recita: “Se fai sport e ti diverti non perdi mai”. Al centro dell’incontro l’intervento del Vescovo che ha ringraziato Soldatelli e il Coni che si fa luogo di incontro delle realtà sportive in una città profondamente legata al mondo dello sport. “Essendo lo sport a Rieti un fatto così rilevante – ha commentato il Vescovo - non solo dal punto di  vista della quantità, ma anche della qualità, mi sembrava che il Giubileo con gli sportivi potesse essere una occasione per fare festa intorno ad una realtà preziosa”. Pompili ha poi illustrato il significato del Giubileo: “Nella sua origina ebraica il Giubileo era un anno di reset in cui si smetteva di coltivare la terra, la si lasciava riposare, affinché potesse riprendere poi a produrre con maggiore frutti, un momento socialmente importante per riequilibrare i rapporti sociali, perché in qualche modo si resettavano anche le posizioni. Era una idea geniale, utopica, che dice come il Giubileo non sia una festa a buon mercato, ma una maniera per ritrovare il punto di vista fondamentale e magari rimettere in discussione cose che sembrano ormai scontate. Il mio invito è di proporre al mondo dello sport e degli sportivi una tappa di festa che nel cammino di avvicinamento e soprattutto nel momento successivo, dia continuità al mondo dello sport, qui sotteso nel cuore di tutti, come abbiamo già detto ai funerali di Andrea Milardi, quello che lui è stato non si è concluso, ma da lì è necessario ripartire”. Il mondo dello sport è importante anche da un punto di vista spirituale.
“Innanzitutto – ha detto il Vescovo - lo sport ci riporta alla dimensione del gioco che è quanto di più antieconomico oggi è dato di sperimentare. La dimensione ludica dello sport, al netto dell’industrializzazione economica degli sport è un punto da tenere ben presente perché oggi ciò che manca ai nostri giovani è paradossalmente vivere un spazio libero, che gli antichi chiamavano dell’otium che è il contrario del negotium e che è uno spazio particolarmente creativo. Laddove si fanno le cose solo per uno scopo immediato che determini immediatamente un profitto l’uomo finisce per diventare un ingranaggio della macchina e paradossalmente un pezzo del sistema. Lo sport ha questa capacità antisistema, di produrre uno spazio franco, vuoto, gratis in cui per l’uomo è possibile ritrovare se stesso. Ecco perché è così sintonico con la dimensione spirituale. La fede è in-utile, non produce immediatamente un risultato, ma ci fa ritrovare le dimensioni più vere e più profonde che non sono solo quelle produttive, ma sono soprattutto quelle generative. Abbiamo bisogno di riscoprire insieme la dimensione ludica dello sport e il Giubileo ce ne offre l’occasione. Lo sport è necessario anche come luogo dell’incontro fisico. Oggi l’esposizione al digitale che ha portato a grandissimi risultati, fa venire meno la dimensione fisica e concreta del rapporto interpersonale, lo sport invece lo rende possibile. Per molti ragazzini lo sport diventa una sorta di controcampo a questa esposizione digitale in cui si perde la percezione della propria fisicità. Lo sport è dunque lo spazio dell’incontro tra le persone. E’ un incontro che oggi avviene tra ragazzi di culture ed esperienze diverse. Lo sport azzera e annulla le distanze che spesso sono solo mentali e fa sì che l’incontro si compia nel concreto.

Lo sport rimane poi lo spazio del superamento del sé: costringe a non arrendersi semplicemente a quello che sembra essere la persona, ma a tentare di andare oltre se stessi a non accontentarsi. Lo sport è un anticorpo contro la deriva un po’ rassicurante che però porta le persone a non tirare fuori quello che sono.Sport dunque come spazio del gioco, dell'incontro e del superamento di sé. Una dimensione che è spirituale: credere in fondo significa non ricondurre tutto e subito alla nostra dimensione orizzontale, ma cercare l'uomo oltre se stesso, non accontentarsi dei semplici dati di fatto. Lo sport è un tentativo di andare oltre i propri limiti, con spirito di sacrificio e spirito di determinazione. Tutte queste ragioni mi hanno convinto del fatto che bisognava, non solo per custodire la memoria di Andrea Milardi e di altre persone che hanno dato un contributo nello sport a questa città, regalarci una festa dello sport e ritengo che questa occasione potesse essere particolarmente adatta per celebrare una festa dello sport il primo giugno”.


Si è proceduto con l’illustrazione del programma, da parte di don Fabrizio Borrello e delle modalità di partecipazione delle federazioni, da parte di Beatrice Sestini e Gianluca Di Giacobbe, ramo operativo del Coni Point di Rieti. E’ stato infine letto il Manifesto della giornata, sottoscritto da tutti i presenti. L’appuntamento è ora con i media venerdì 20 maggio alle ore 12 nel Palazzo vescovile per la conferenza stampa che spiegherà nei dettagli la manifestazione alla città.