Una strada di Albano sarà intitolata al campione di ciclismo Bruno Monti. Il 12 giugno alle ore 11 si terrà la cerimonia di scoprimento della targa in quella che ancora oggi si chiama Via delle Scalette e che tra qualche giorno sarà via delle Scalette Bruno Monti, proprio sulla strada in cui Monti nacque nel 1930. Un grande orgoglio per la famiglia e per i figli, specie per la moglie Gabriella e il figlio Paolo, che per tanto tempo si è battuto affinché Albano celebrasse degnamente il padre, scomparso nel 2011 a 81 anni. Già il 18 dicembre 2015 a Palazzo Savelli ci fu una toccante cerimonia per ricordare il campione. In quell'occasione il Sindaco promise una strada da intitolare a Bruno Monti: ora è arrivato il via libera dalla Prefettura. Nel curriculum sportivo di Bruno Monti spiccano tre vittorie nel Giro d’Italia, che gli consentirono di indossare per due giorni la “maglia rosa” nell’annata 1956, due partecipazioni al Tour de France nel 1955 e nel 1956, alle Olimpiadi di Helsinky del 1952 ed ha battuto una volta anche il grande Fausto Coppi. «Scriva anche che è stata una bravissima persona, onesta ed apprezzata da tutti», racconta a Il Caffè la moglie Gabriella, che con Bruno Monti ha condiviso 54 anni di matrimonio, e che non nasconde un pizzico di orgoglio per questo riconoscimento postumo.
Si è svolta questa mattina la settima edizione dell’Albarace, la gara non competitiva di 6 chilometri unica nel suo genere visto l’orario di partenza, le 5.30 del mattino, e il luogo di arrivo, lo Stadio Olimpico. Alla gara, ideata e organizzata dalla Maratona di Roma, hanno partecipato in 2000: il numero massimo consentito dagli organizzatori che hanno ricevuto oltre 3500 richieste di pettorale. Il percorso dell’Albarace è stato affascinante: partenza all’esterno dello Stadio dei Marmi, passaggio sul Ponte della Musica, transito nell’intera area del Parco museale del Foro Italico, passaggio intermedio dentro lo Stadio dei Marmi e arrivo emozionante dentro lo Stadio Olimpico passando nel famoso tunnel “Maratona” dei Campionati del Mondo di atletica leggera del 1987. A vincere la gara sono stati Fabrizio Chiominto e Annalisa Gabriele.
C’era lo CSEN romano alla Giornata nazionale dello sport al Foro Italico solo pochi giorni fa. C’erano i suoi ragazzi della danza, del judo, della scherma storica, della ginnastica e poi del muai thai e perfino dello yoga perché il Centro Educativo Sportivo Nazionale li racchiude davvero tutti. Ma Mario non ce l’aveva fatta. Mario Pappagallo se n’è andato ieri alla soglia dei 65 anni, davvero pochi per intraprendere l’ultimo viaggio. Qualcuno sul suo profilo Facebook, tra i tanti ricordi di una vita vissuta nello sport e per lo sport, ha voluto fare omaggio al suo lato artistico di cantautore postando “The Sound of Silence”, hit anni ’60 di Simon & Garfunkel. Con Mario se ne va una personalità poliedrica, ma soprattutto un grande appassionato di sport, declinato nelle sue mille desinenze. I funerali si terranno oggi alle 15 presso la chiesa di San Giuseppe in via Telesio 4/b al Trionfale.
Si svolgeranno nel pomeriggio di oggi presso il collegio San Giuseppe De Merode le finali dei tornei di basket, scherma, judo, volley e calcetto nell’ambito dell’iniziativa “Etica e Fair Play scendo in campo” ideata dal Panathlon International “Agro Romano” Area Lazio. La particolarità dei tornei risiede nel fatto che il risultato finale acquisito sul campo, potrà essere variato in funzione delle regole di fair play che una commissione composta da un arbitro, due atleti e due allenatori, sarà chiamata a fare osservare. Non basterà dunque alla squadra vincitrice aver superato gli avversari in base al punteggio acquisito, perché quest’ultimo potrà subire delle modifiche in relazione ai falli commessi, al comportamento nei riguardi del pubblico o degli altri giocatori e in generale alla condotta tenuta nel corso dell’incontro. Come a scuola il voto in condotta poteva condizionare l’andamento di un intero anno scolastico, così al Trofeo “Pino Corso” ogni penalità o premio saranno decisivi per decretare il vincitore. L’idea è quella di fare cultura preventiva e costruttiva, abbinata al concetto di gioco e di divertimento in quanto i ragazzi dovranno auto arbitrarsi nel pieno rispetto delle regole dei vari sport, dimostrando conoscenza delle regole stesse e grande senso di responsabilità e onestà.
Piace l’idea di Luca Pelosi – giornalista romano con spiccato senso del dovere che va oltre il saper scrivere di sport e sconfina nella capacità di macinare chilometri nelle corse su strada – legata a “Olimpiche”, libro scritto per riportare alla luce storie a cinque cerchi sconosciute o forse solo dimenticate. Il volume, presentato ieri nel corso della “Giornata nazionale dello sport”, non solo è un chiaro invito alla lettura, ma rappresenta anche il desiderio di voler restituire alla letteratura sportiva quella stessa dignità che viene elargita ad altri argomenti dello scibile umano. Scavalcato questo c’è da aggiungere che insieme all’autore c’erano Diana Bianchedi, due ori olimpici e oggi direttore della squadra legata alla candidatura di Roma 2024, e Giuseppe Gentile, bronzo olimpico a Città del Messico nel 1968; e con loro Cristina Chiuso, oggi delegato del Coni Lazio per la città di Roma e il giornalista Giorgio Martino. I cinque (autore e ospiti), moderati dal giornalista Massimiliano Morelli, nel corso della presentazione del libro hanno trattato argomenti di varia umanità… olimpica, mentre al termine della prima presentazione del libro griffato da Pelosi per “Edizioni della sera” (una prima presentazione veloce quanto intrigante per contenuti, ma soprattutto tutt’altro che compassata) l’autore ha dedicato attenzioni agli astanti con un “classico” univoco per chi scrive libri: la firma con dedica.