Pellegrinaggio laico per gli Azzurri del Pugilato, che oggi hanno fatto visita alla statua bronzea del Pugilatore a riposo, custodita all’interno di palazzo Massimo, a Roma. E se l’opera mirabile, attribuita a Lisippo, conserva dopo oltre due millenni un’aura di mistero, sappiamo invece tutto su intenzioni e aspettative degli alfieri coi guantoni che tra un mese daranno battaglia sul ring del Pavillon Arena di Rio. A interpretare il pensiero di tutti è il capitano Clemente Russo, alla sua quarta olimpiade: “Sento molto il legame con il Pugilatore. Vogliamo tornare qui con le medaglie per metterle al collo di questo atleta di bronzo, che si dice sia di origine italica. Forse il primo vincitore dei Giochi.”
Il team maschile olimpico, guidato dal presidente Alberto Brasca, dal segretario generale Alberto Tappa e dall'head coach Raffaele Bergamasco e Coach Francesco Damiani (presente anche il Fisioterapista - alla sua 4° Olimpiade- Fabio Morbidini), fa il suo ingresso nel plesso museale al gran completo: Manuel Cappai (49 Kg - GS Fiamme Oro), Carmine Tommasone (PRO - 60 Kg), Vincenzo Mangiacapre (GS Fiamme Azzurre - 69 Kg), Valentino Manfredonia (81 Kg - Pug. De Novellis), Clemente Russo (91 Kg - GS Fiamme Azzurre), Guido Vianello (GS Forestale - +91 Kg). Assente la sola Irma Testa, impegnata in un training camp di preparazione in Ucraina. Ad accoglierli la direttrice del Museo, Dott.ssa Rita Paris, cui il Presidente Brasca ha donato un gagliardetto e il Libro dei 100 Anni della FPI.
L’intervista. Olimpiadi. Rio è il presente, ma c’è già l’opzione per Tokio 2020 e quella dopo ancora: “Certo che mi piacerebbe se fosse la mia città, perché nel 2024 avrei ancora l’età giusta per dare il meglio di me.” Cresciuto all’EUR sulla terra rossa del circolo che porta il suo nome, Guido Vianello ha capito che il tennis gli andava stretto dopo aver distrutto un numero imprecisato di racchette per la troppa foga agonistica. “A 15 anni ero già alto 1.93, ma con un padre che da più di 40 anni alleva generazioni di tennisti e una sorella maggiore già avviata con buoni risultati in questo sport, era inevitabile passare da quella esperienza. Il tennis mi ha aiutato a strutturarmi, ma non l’ho mai sentito mio. Non riuscivo a sfogarmi.” Per questo è stato determinate l’incontro con il maestro Italo Mattioli, guru del Team Boxe Roma XI alla Montagnola, la palestra che ha formato anche il campione del mondo WBA Giovanni De Carolis. “Quando mi ha visto gli si sono illuminati gli occhi” chiosa Vianello. Altri quattro anni e poi l’ingresso nella Forestale, sotto l’ala del tecnico pontino Simone D’Alessandri. “Ho esordito da junior nei massimi (fino a 96 kg.) per passare poi nella categoria Youth (+91kg.), che è anche quella olimpica.” Qual è stato il percorso per arrivare a Rio? “Ci sono stati vari tornei. Ho anche incontrato dei campioni del mondo (come l’azero Majidov, ndr), e pur combattendo alla pari, il verdetto è sempre stato a loro vantaggio. L’ultimo posto disponibile per Rio dipendeva dalla vittoria al torneo mondiale di Baku.” Ma lì staccava un solo biglietto. “Ero sereno. Mi sono detto: devo arrivare primo. Piano piano, una finale alla volta.” E così sono passati il brasiliano, il cinese, l’americano e infine l’irlandese. “Quando sono salito sul ring nel match contro Gardiner l’ho guardato negli occhi e ho pensato: tu non vincerai mai, perché a Rio ci voglio andare io.” Ti guida la spensieratezza dei vent’anni o la responsabilità per il compito che ti attende?: “Credo di aver dimostrato di meritare questa qualificazione e quindi vado in Brasile soprattutto per vivere questa grande emozione. Ma non mi limiterò a questo perché l’intenzione è quella di sorprendere tutti e tornare con una medaglia.” Quanto pesa l’eredità di Cammarelle?: “Voglio continuare la tradizione azzurra dei supermassimi. Ma intendo farlo percorrendo la mia strada. Roberto resta un esempio, ora però devo scrivere la storia di Vianello.” I pericoli. “Gli avversari più duri li ho già incontrati, perdendo a causa di verdetti discutibili. Sono più grandi di me per età ed esperienza, ma io ho la freschezza e una grande risolutezza. Quindi siamo alla pari. Chi viene viene, dal primo turno io sono pronto.” Sicurezza e determinazione non comuni in un ragazzo di 22 anni. Cosa pensi dell’apertura ai professionisti? “Prima c’è la medaglia olimpica. D’oro, possibilmente. Poi tutto è possibile.”
La squadra del Lazio ha partecipato alla fase finale dei Giochi della Gioventù (Trofeo Pinocchio) di Catanzaro nella gara per arcieri dai nove ai tredici anni, specialità Arco Olimpico, sulla distanza venti metri (15 per i giovanissimi). La selezione della rappresentativa era passata attraverso due finali regionali, mentre la preparazione della squadra era stata affinata fin dalla stagione autunnale grazie al lavoro svolto dai due tecnici regionali incaricati Alessandra Mosci ed Andrea Toderi e con la direzione e coordinamento dell’allenatore nazionale Fabio Olivieri. La preparazione era stata completata poi attraverso numerosi stage (sia indoor che all’ aperto), il trofeo giovanile regionale Lorenzo Fabianelli, il trofeo Coni. La prestazione complessiva (undicesimo posto, Veneto sugli scudi con il terzo titolo consecutivo), è dovuta anche al forfait di uno dei convocati, fatto che ha costretto la compagine della regione a gareggiare con un arciere in meno; i calcoli ci dicono che a ranghi completi almeno la quinta posizione sarebbe stata conquistata. Da segnalare la prova di Andrea Arnò che nei Ragazzi (prima media) è salito sul podio individuale conquistando il bronzo. Interessanti i piazzamenti di Alisia Grande (quinta Giovanissimi F.) e Matteo Di Giacomo (sesto Ragazzi I^ M.). Constatazione evidente: prova importante, anche dal punto di vista della crescita, per atleti così acerbi e grande lavoro in armonia dei responsabili regionali. Punti deboli: la scarsa esperienza dovuta alle scarse presenze degli stessi alle gare di calendario Fitarco, sia della regione che nazionali. Sembra questo uno dei punti che a partire dalla prossima stagione andrà preso in considerazione dallo staff regionale.
INAUGURAZIONE. Ci siamo. Lunedì 11 luglio avverrà l’inaugurazione dello Stadio Giannattasio di Ostia, completamente ristrutturato dopo gli interventi al manto erboso e alla pista che lo hanno interessato negli ultimi mesi. Lo storico impianto di Ostia levante, che versava in condizioni di estremo degrado nonostante ospitasse vari eventi sportivi oltre all'Educamp, il centro estivo CONI, grazie a questo restyling torna ad essere ancora più funzionale e pronto ad accogliere sportivi e pubblico.
RESTYLING DEL CONI. La ristrutturazione è stata possibile grazie alla convenzione siglata tra Roma Capitale e il Coni volta alla “realizzazione di interventi per la valorizzazione degli impianti sportivi”. Il via libera era arrivato dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca ad aprile. Il prefetto Tronca aveva approvato il passaggio temporaneo al Coni, che ha provveduto al restyling completo degli impianti per poi far tornare lo stadio al Comune.
I FONDI. Lo stanziamento dei fondi era stato annunciato dal Consiglio dei Ministri che aveva messo a disposizione 100 milioni di euro per il triennio 2015-2017 per il recupero di strutture destinate all’attività sportiva presenti nelle periferie. Le risorse, provenienti dal ministero dell’Economia e Finanze, erano in seguito state trasferite al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri e da qui al Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
L’EX STADIO STELLA POLARE. L’ex Stadio Stella Polare è rientrato nei primi 7 interventi individuati dal Coni. Nella lista, oltre allo storico impianto di Ostia, sono stati inseriti anche il Palazzetto dello Sport del Corviale, sempre a Roma; la Piscina Cardellino a Lorenteggio, a Milano; la Pista Pietro Mennea di Barletta; il Centro Sportivo Boscariello di Scampia, a Napoli; il Polo Sportivo Piazza della Pace, a Reggio Calabria, e il Palazzo dello Sport del quartiere Zen, a Palermo.
L'ASD Rifondazione Podistica di Palombara Sabina si è aggiudicata il contest "Diventa il tuo atleta preferito", relativo al progetto nazionale CONI Ragazzi. Lanciato a febbraio e rivolto alle scuole primarie interessate da "Sport di Classe", il progetto presentava un percorso valoriale basato sulla comunicazione riguardante la sana alimentazione e il movimento, aprendosi alle Società sportive che potevano valutare la forma atletica dei più giovani grazie a test e giochi di gruppo. A queste ultime veniva chiesto di "inventare" un gioco che si ispirasse a questi valori. Delle 21 ASD del Lazio che avevano inserito nel programma dei giochi di fine anno questo progetto, quattro erano state prescelte per la fase finale (ASD Pro Loco Calcio Cittaducale (RI), ASD Futura Sport (LT), ASD Pallavolo Minturno (LT) e ASD Rifondazione Podistica di Palombara Sabina (RM)). Alla fine la commissione tecnica del CONI Lazio ha scelto proprio quest'ultima per le seguenti motivazioni:
- equilibrio e omogeneità fisica e motoria dell'attività
- incoraggiamento al gioco di squadra e alla socialità
- facilità di realizzazione del gioco
- legame con la disciplina sportiva svolta dalla sociteà
- parte integrante e motivazionale come sviluppo alla pretica sportiva della disciplina
- coreografia e struttura del gioco
La Staffetta Arcobaleno, definita una corsa "collaborativa" per l'inclusione di partecipanti di classi di età diverse, si basava proprio sulla varietà dei frazionisti chiamati a correre la distanza di 800 metri (2 giri di campo). I più piccoli (6-7 anni) dovevano coprire per due volte la distanza di 50 metri, quindi 4 frazioni da 100 metri (8-9 anni) e infine 2 frazioni da 150 metri (10-11 anni). Naturalmente la vittoria va alla squadra che copre la distanza nel minor tempo. La corsa collaborativa per eccellenza dell'atletica, è stata portata anche all'Olimpico in occasione del palio dei Comuni al Golden Gala (nella foto tratta dal sito della società)
Alla rivoluzionaria Rifondazione Podistica vanno il premio di 250 euro in attrezzature sportive e i complimenti del Comitato Lazio.
Si è svolto ad Aprilia grazie all’organizzazione degli Arcieri Le Rondini in collaborazione con gli Arcieri Pomezia (suggestiva e tutta in chiave olimpica la cerimonia di apertura), il campionato regionale 2016 Targa organizzato su delega del Comitato regionale del Lazio e valido tra l’altro come gara di selezione per l’imminente Coppa delle Regioni, programmata ad Ascoli Piceno. Negli Assoluti Arco Olimpico vittoria nel maschile per uno degli alfieri di Rio 2016, David Pasqualucci (Tempio di Diana), che supera Giovanni Antonelli (Arco Sport Roma) e Paolo Caruso (Arcieri Torrevecchia); nel femminile è l’altra junior azzurra Manuela Mercuri (Arcieri Torrevecchia) a mettere in riga Claudia Compagnucci (Arco Club Pontino) e Marina Romoli (Arcieri Torrevecchia). Vanno nella capitale i due assoluti allievi grazie a Luca Scutigliani (Arcieri Torrevecchia) e Valentina Grieco (Arcieri Romani) mentre Andrea Arnò (Arcieri Santo Stefano) e Giulia Ridolfi (Arco Sport Roma) si aggiudicano il titolo ragazzi. Nelle Squadre titolo maschile agli arcieri Tempio di Diana (Pasqualucci, Pivari, Zedde) su Arcieri Torrevecchia e Lazio Archery, femminile agli Arcieri Torrevecchia (Romoli, Mercuri, Nardinocchi) su Arco Sport Roma e Cus Roma; rispettivamente al Cus Roma e alla Lazio Archery i titoli allievi femminile e ragazzi maschile.
Per quel che riguarda gli Assoluti Arco Compound titolo maschile per Giancarlo Testa (Arcieri Sagittario), con lui a podio salgono Alessio Opimo (Arco Sport Roma) e Carlo Bernardini (Arcieri Torrevecchia); nel femminile si impone Angela D’Angelo (Arco Club Appia Antica) su Isabella Meattini (Arcieri Torrevecchia) e Tiziana Temperini (Arcieri Sagittario); doppietta-Torrevecchia nelle squadre con Bernardini, Paloni e Polidori ( maschile ) e Girolami, Macchiavelli e Meattini (femminile). Infine medagliere che premia gli Arcieri Torrevecchia su Arco Sport Roma e Tempio di Diana.(David Pasqualucci)