Domenica 3 aprile al centro sportivo Dabliu all'EUR
Se il gioco dell’integrazione passa anche dallo sport, il cricket rappresenta uno dei suoi veicoli principali. Per chi vive nella Capitale, una delle città italiane che per prima ha sviluppato e introiettato le molteplici connessioni legate ai processi culturali dell’immigrazione, ormai è consuetudine assistere, nei giorni festivi e con l’inizio della bella stagione, a veri e propri tornei di cricket, disputati nelle aree verdi come villa Pamphili, dove si riunisce la comunità indiana del Kerala. Tra runner che macinano chilometri e bambini che giocano a pallone, si alzano grida e incitamenti in malayalam (la lingua dello stato dell’India meridionale) e in inglese, per uno sport che si stima oggi in Italia sia praticato da 50mila persone, mentre i tesserati della federazione sono circa 9000. Di questi 3000 militano in un campionato agonistico, mentre i rimanenti due terzi sono studenti. Loro rappresentano il futuro anche di una Nazionale quinta in Europa, che per il 40% è composta proprio da immigrati (mentre il 60% risultano aire – anagrafe italiani residenti all’estero); motivo per il quale il cricket è stato il primo sport a introdurre lo ius soli (diritto di cittadinanza per chi è nato in Italia) nel suo ordinamento.
Dal momento che molte richieste di organizzare partite e tornei arrivano proprio dai centri di accoglienza per migranti, la federazione ha lanciato la prima giornata nazionale del cricket per i profughi e i rifugiati per i giorni per il primo week end di aprile. Sabato 2 e domenica 3, insieme alle città di Bianco (RC);Bologna; Napoli; Palermo; San Benedetto del Tronto; Torino; Trento; Venezia, anche Roma scriverà una nuova pagina di integrazione grazie allo sport.
La Scuola Regionale dello Sport del CONI Lazio organizza un Corso di aggiornamento per dirigenti sportivi, Operatori e Educatori Sportivi delle ASDLaureati in Scienze Motorie e Sportive e Diplomati I.S.E.F. sul tema "Management Sportivo" e si svolgerà a Colleferro - Sala Konver Via degli Esplosivi snc nei giorni del 16 Aprile e il 21 Maggio.
La partecipazione è gratuita ed è necessario far pervenire la scheda di adesione entro il 10/04/2016 ai seguenti indirizzi email:
Per ulteriori informazioni rivolgersi al CONI SRdS Lazio - CONI Point Roma Tel. 063231153. In allegato il Programma del Corso e la Scheda di Iscrizione.
Sono il Lazio nel Torneo Maschile e la Lombardia nel Torneo Femminile le squadre vincitrici del Trofeo delle Regioni “Cesare Rubini” Kinder+Sport 2016 che si è giocato a Bologna nel weekend di Pasqua. Presenti i vertici della FIP e il presidente del CONI Lazio Riccardo Viola
Nel Torneo Maschile si è deciso tutto nei secondi finali: dopo 30’ di vantaggio laziale, nell’ultimo quarto l’Emilia Romagna fa la partita, trova il pari ma alla fine la spunta il Lazio (46-43), che torna a vincere il Trofeo delle Regioni dopo il successo nel 2014 a Rimini. “Sapevamo che sarebbe stata una gara difficile – ha affermato Massimiliano Briscese, allenatore del Lazio – l’Emilia Romagna è una squadra solida e in più giocava in casa. Abbiamo avuto poco tempo per allenarci insieme, volevamo far parlare la stessa lingua cestistica a questi ragazzi e credo che ci siamo riusciti. Siamo partiti bene e sofferto nel finale, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Vincere è bello, farlo in un impianto storico come il PalaDozza lo è ancora di più”.
Apre la gara la tripla di Vitale, ma i primi minuti sono di grande equilibrio, con il punteggio inchiodato sul 6-6 dopo 5’. Il Lazio tenta la prima fuga ad 1’45’’ dal primo mini-intervallo (6-14) e a fine periodo conduce 8-14. Fa la partita la formazione “ospite” e trova il +11 in avvio di secondo periodo (10-21), l’Emilia Romagna prova ad alzare i ritmi, ma gli attacchi dei padroni di casa vengono respinti dal Lazio e la tripla da centrocampo di Bischetti chiude il secondo quarto sul massimo vantaggio laziale del +14: 30-16. Al rientro in campo più Emilia Romagna che Lazio, con la formazione di casa che piazza un parziale di 8-1 costringe coach Briscese a chiamare timeout. I laziali si scuotono e tornano sul +12, vantaggio con cui si chiude il quarto (27-39). Spinge l’Emilia Romagna nell’ultimo periodo e con 10-0 di parziale torna sotto: -2 quando mancano 5’36’’, timeout Lazio. Al rientro dallo stop è sempre Emilia Romagna a dettare i ritmi: pareggio a 2’45’’ dal termine (41-41). Si gioca tutto negli ultimi secondi, è il Lazio a rimanere più lucido, vincendo 46-43. Ai vincitori i complimenti del presidente Viola, che nell’occasione ha consegnato al presidente della FIP Lazio Francesco Martini la Stella d’argento per la sua carriera al servizio dello sport.
RIETI – Andrea Milardi sarebbe stato contento nel vedere tanta gente affollare il suo stadio, la pista di atletica leggera, la pedana del salto in alto, le tribune disegnate in un’ansa del fiume Velino. Una città, il mondo sportivo e non solo, grandi atleti e tanti dirigenti dello sport laziale con Riccardo Viola, presidente del Coni Lazio, a guidarli idealmente tutti, si sono dati appuntamento al «Raul Guidobaldi» per l’ultimo saluto all’uomo che ha segnato un’era, al dirigente che ha combattuto e vinto la battaglia contro le difficoltà, all’anima più pura dell’atletica reatina. Nel salutarlo pubblicamente Andrew Howe, arrivato di corsa dalla Svezia dove sta cercando di rigenerarsi come atleta, lo ha chiamato più volte papà, ha fatto riferimento alla famiglia allargata dei MIlardi, la sua famiglia, prima che l’emozione prendesse il sopravvento e gli strozzasse le parole in gola.
C’erano intere generazioni di reatini, bambini in tuta e anziani signori con gli occhi lucidi, c’era la Studentesca al completo, la società per cui Andrea Milardi ha combattuto, vissuto, sognato e con la quale ha vinto 25 scudetti, un record che certifica per sempre la forza dell’uomo.
Tante lacrime e tante promesse, perché tutto non può finire così, il seme è stato affidato al terreno e adesso ci sarà un’eredità difficile da coltivare. «Un obbligo» per Simone Petrangeli, il sindaco di Rieti, che ha voluto salutare «Un monumento tra i nostri cittadini», una promessa per tutti coloro che grazie alle urla di Milardi hanno conosciuto lo sport e sono diventati persone migliori nella vita.
Non è solo Rieti a piangere un suo figlio illustre, ma l’intero sport italiano, perché dirigenti con quella sana passione è difficile trovarli su tutti i campi d’allenamento.
Le ultime volontà di Andrea Milardi sono il manifesto di una vita: «Non fiori, ma offerte perché la Studentesca abbia un futuro». Lo avrà, una città intera sulla pista tanto amata dal papà dell’atletica ha preso un impegno solenne. E lui, lassù, come ha voluto ricordare Andrew Howe, starà già facendo correre un po’ di vecchi amici per organizzare una nuova società nel Paradiso dell’atletica. (testo e foto di Valerio Vecchiarelli)