Il presidente della Maratona di Roma Enrico Castrucci ha accolto la richiesta del presidente del CONI Lazio Riccardo Viola il quale, dopo aver incontrato alcuni ragazzi ospitati presso le due strutture appartenenti al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, si era adoperato per una loro partecipazione alla Stracittadina Roma Fun, che si correrà domenica 10 aprile a margine della Maratona di Roma. L’iniziativa permetterà a quattro ragazzi provenienti da Senegal, Costa d’Avorio, Mali e Iran, inseriti nel programma di inserimento del ministero dell’Interno, di correre liberi per le strade del centro storico assieme ad altre 80.000 persone, per quella che sarà anche la loro festa. “Abbiamo voluto rinnovare l’impegno che ci siamo assunti lo scorso anno, quando a partecipare furono alcuni ragazzi del C.A.R.A. di Vermicino, nei confronti dei più deboli e degli emarginati” ha dichiarato Viola.
Si parla spesso di sport usando il sostantivo “disciplina”, ma poche volte, come nel caso del tiro con l’arco, tale definizione risulta davvero azzeccata. Senza inoltrarci negli aspetti filosofici (zen) di uno sport basato essenzialmente sulla concentrazione, si può semplicemente affermare che noi stessi siamo il bersaglio e al tempo stesso siamo il nostro avversario. “Da quando pratico questo sport – ha confessato Manuela rivolta alle cinque classi prime, coordinate dalla professoressa Tania Dolce e riunite stamattina nell’aula magna dello storico istituto di via Giulia – il mio rendimento scolastico è migliorato.” La diciannovenne promessa dell’arco azzurro, che frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Roma, è stata la protagonista stamattina dell’incontro del progetto del CONI Lazio “I Giovani incontrano i Campioni”. Un titolo europeo lo scorso anno a Capodistria e uno nazionale indoor pochi mesi fa, entrambi di squadra, l’hanno lanciata nelle primissime posizioni del ranking, ma è lei stessa a spiegare che la strada che ha davanti è molto più lunga di quella percorsa finora. “Sono solo sette anni che pratico il tiro con l’arco. Ho iniziato da zero, mossa solo dalla passione. Quando il mio primo maestro mi ha preso da parte e mi ha detto "non ho più nulla da insegnarti", ne ho cercato un altro perchè volevo andare avanti. E ho notato che alla fine questo sport mi ha modificato anche nel carattere, smussando la mia naturale irruenza.”
Manuela Mercuri ha con sé gli attrezzi del mestiere, e li elenca pezzo per pezzo mentre li assembla. No, non si tratta delle frecce di Hunger Games, ma anche la fiction serve per stabilire un contatto con gli studenti. “Questo è un arco olimpico – spiega Manuela – ed è quello che uso in gara.” Qualcuno tra i ragazzi ha provato il tiro nei villaggi vacanze, e si muove con un minimo di cognizione, ponendo domande mirate. Gli altri si lasciano portare per mano dal racconto. Come hai iniziato? Quanto ti alleni? Perché non vai a Rio? L’attenzione rimane costante per le due ore dell’incontro. Il tiro con l’arco abbatte le barriere. In tempi in cui si parla sempre più di sport integrato, qui siamo un passo avanti perché le competizioni con normodotati e disabili sulla stessa linea di tiro esistono da tempo. Non serve la forza, serve la testa. Talvolta possono addirittura non essere indispensabili le braccia, perché si può scoccare la freccia con la bocca. Qualcuno lo fa. Quello che può sembrare impossibile, con la determinazione diventa praticabile. E questo è un assioma che vale nello sport come nella vita.
Si è svolto stamattina nella sala Conferenze dello stadio Olimpico un incontro organizzato da Coni Lazio, Scuola Regionale dello Sport e Ufficio Scolastico regionale con gli istituti scolastici statali e parificati del Lazio, per raccogliere feedback sull’andamento del corso di studi a “indirizzo sportivo”, giunto al secondo anno di programmazione. La chiamata a raccolta, con l’intenzione di “fare squadra” e contribuire così “alla formazione di dirigenti e docenti” è stata raccolta da 18 dei venti istituti della nostra regione. Tra le ipotesi a supporto della formazione didattica: approfondimenti sulla storia dello sport, il funzionamento dell’organizzazione sportiva italiana, le dinamiche della comunicazione sportiva e le metodologie di allenamento.
Per il Coordinatore regionale dell’Ufficio scolastico regionale Tonino Mancuso: “L’incontro di oggi è finalizzato a capire soprattutto le esigenze dei licei, sensibilizzando i suoi docenti, in maniera che si possa partire al meglio all’inizio del prossimo anno di scolastico”. “Non potendo aumentare il numero degli istituti – ha proseguito – faremo in modo di ampliare le sezioni dedicate allo sport.”
Da una prima indagine, effettuata a giugno dello scorso anno dal MIUR su scala nazionale, sono emersi dati positivi come la domanda in crescita e alcune criticità, legate soprattutto alla difficoltà di accesso alle strutture sportive e al rapporto con gli enti preposti alla divulgazione della pratica sportiva, come federazioni ed enti di promozione. Di qui la necessità di un dialogo organico e interistituzionale per facilitare il percorso didattico degli studenti che scelgono questo corso di studi. “Un aiuto pratico – ha chiarito Roberto Tavani - lo metterà in campo la Regione Lazio con il progetto “Scuola di Squadra” che ha destinato agli istituti secondari di II grado un milione di euro in attrezzature sportive; mentre sembra imminente ormai il bando per l’impiantistica che prevede lo stanziamento di 20 milioni in tre anni per il rifacimento delle palestre con il 90% a fondo perduto.
“Ci stiamo attestando intorno al 27% del tempo dedicato da queste scuole alla professionalizzazione dello sport – ha spiegato il direttore scientifico della Scuola Regionale dello Sport del Lazio Roberto Tasciotti – soprattutto per interpretare le esigenze del mondo del lavoro. Il nostro compito è quello di accompagnare i diplomandi nella rete sportivo/istituzionale.”
Nella sua lunga e dettagliata relazione, il dirigente ispettore tecnico del MIUR Gennaro Palmisciano ha evidenziato l’importanza dei monitoraggi svolti finora, del cooperative teaching (tempo in percentuale declinato allo sport per ogni disciplina) e delle indicazioni emerse (la visione di un liceo transdisciplinare e l’introduzione del brevetto sportivo da impiegare nel mondo del lavoro). Attualmente le 165 sezioni “sportive” dei licei sparsi sul territorio nazionale sono composte per tre quarti da ragazzi e solo per un quarto da ragazze. In compenso le femmine coprono una gamma di sport molto più ampia dei loro colleghi maschi, che per quasi il 50% sono occupati nel calcio.
Nello spazio dedicato agli interventi hanno preso la parola i rappresentanti del Giovanni Paolo II di Ostia, portando ad esempio la collaborazione avviata con la AS Roma come possibilità di sbocco anche lavorativo; del Pacinotti-Archimede di Roma, evidenziando la necessità di un’alternanza scuola/lavoro (prevista dalla legge attuativa) che soddisfi le esigenze degli studenti; del liceo Severi di Frosinone, che ha sollecitato una collaborazione più stretta tra istituti scolastici e società sportive professionistiche; del Fermi di Velletri, che ha proposto il riconoscimento di un monte ore di tirocinio sportivo che valga a livello lavorativo alla fine del percorso scolastico e del Convitto nazionale di Roma, che ha sollecitato ancora una volta un rapporto più fattivo con due sport inseriti dal decreto attuativo nel biennio formativo del corso di studi, atletica leggera e orienteering.
Ultima giornata trionfante per i colori azzurri con la staffetta italiana composta da Lavinia Bonessio e Lorenzo Michele che ha vinto l'oro con 1435 punti. Per la romana Bonessio si tratta della seconda vittoria di tappa, dopo quella conquistata al Cairo nella prima prova di Coppa del Mondo insieme ad Auro Franceschini. Per il 21enne pentatleta reatino, invece si tratta del primo successo internazionale della carriera, centrato nella prima gara affrontata da senior. "Vincere in casa è davvero emozionante, con i tuoi cari e gli amici che fanno il tifo per te - ha detto Bonessio -. Farlo insieme ad un giovane come Lorenzo mi ha emozionato ancora di più. Abbiamo trovato il feeling fin dalla prima prova e siamo stati bravi a rimanere sempre nelle prime posizioni per poi piazzare l'acuto nel combined". Così invece Michele: "Vincere in casa all'esordio assoluto in Coppa del Mondo è come un sogno che si realizza. Una vittoria che mi darà sicuramente più fiducia nei miei mezzi per il futuro. Devo ringraziare tutti i tecnici e ovviamente Lavinia, una grande atleta che mi ha portato per mano durante questa gara".
Il podio è stato completato dall'argento della staffetta della Repubblica Ceca composta da Bilkova-Bilko con 1432 punti e dal bronzo di quella messicana composta da Oliver-Sandoval con 1430 punti. Risultati completi sul sito della UIPM (pentathlon.org).
La quarta prova di Coppa del Mondo 2016, si svolgerà dal 14 al 18 aprile a Kecskemét, Ungheria. Sarà l'ultima tappa prima della finale che si svolgerà dal 5 all'8 maggio a Sarasota, Stati Uniti d'America.
CRONACA DELLA GARA
Il ranking round di scherma ha visto la vittoria della staffetta ceca (Bilkova-Bilko) con 236 punti, davanti a quella azzurra e kazaka (Potapenko-Kuznetsov) con 222 punti. La prova di nuoto è stata vinta dalla staffetta kazaka in 1:57.47 (348 punti) che si è confermata così in seconda posizione, mentre al vertice della classifica è rimasta quella ceca con 572 punti e quella italiana, che ha chiuso il nuoto in 2:01.56 (336 punti), è scesa al terzo posto. Il bonus round di scherma, vinto dalla staffetta messicana Oliver-Sandoval (l'Italia ha conquistato 1 punto), non cambia le posizioni di classifica. L'equitazione vede i due italiani, che fanno una bella gara chiudendo con 293 punti, scavalcare la staffetta kazaka (270 punti) al secondo posto, mentre i cechi rimangono saldamente al comando grazie ai 293 punti conquistati nella prova. Il combined è stato molto emozionante, con Bonessio che ha subito superato la capolista mantenendo il vantaggio per i due giri di corsa, poi Michele è stato scavalcato alla prima serie di tiro dal ceco, ma nella corsa lo ha subito rimontato e sorpassato fino a chiudere in testa (11:56.00 il tempo). Il ceco ha mantenuto la seconda posizione, mentre il messicano Sandoval è stato autore di una bella rimonta che l'ha visto risalire dalla quinta alla terza posizione.
Non c’è derby senza tifo. Per questo la stracittadina di domenica prossima, con il suo record negativo di tagliandi venduti, segna un triste primato nella storia delle sfide tra i due club della capitale. Allora è facile lasciarsi andare alla nostalgia: “Prima di un derby ci affacciavamo sempre sul campo per vedere le coreografie organizzate dalle curve” racconta Pulici agli studenti dell’I.C. Stefanelli, che hanno seguito con interesse e partecipazione l’incontro di stamattina dedicato al progetto “I giovani incontrano i campioni”. “E non c’entra la posizione in classifica delle due squadre, perché questo è un evento che ha sempre travalicato gli aspetti meramente sportivi.” Nella scuola del Trionfale l’attenzione è massima, e l’emozione tangibile quando l’ex numero 1 della Lazio del primo scudetto legge un passo della pièce “L’ultima domenica”, dedicata a Vincenzo Paparelli. “Un uomo di 33 anni, padre di famiglia, che una mattina esce per andare allo stadio e non fa più ritorno a casa. E per moltissimi anni chi è rimasto a piangerlo ha dovuto sopportare anche lo scherno e gli insulti di frange di sconsiderati che con il tifo non hanno niente a che fare. Ma voi siete il futuro e potete cambiare le cose. Dovete cambiarle.”
Il tempo passa in fretta e scorrono in video le immagini in bianco e nero del derby del cuore di Felice Pulici, campionato 1974/75, non quello dello scudetto, ma dell’addio a Tommaso Maestrelli: “La Lazio superò 1-0 la Roma che per lunghi tratti dominò la gara, e io parai di tutto dedicando la vittoria al mio allenatore, che se ne andò tre giorni dopo.” Tra i ragazzi, nell’aula gremita, anche la vicepreside Maria Grazia Ferri e le professoresse Cristina Conti e Sandra Molinari, referenti del progetto e il cardiochirurgo Vincenzo Loiaconi, al quale Pulici ad un certo punto ha affidato la sua vita. “Mi ha messo tre by pass e quando si è trattato di parlare con la mia famiglia, che attendeva fuori l’esito dell’intervento, gli ha raccontato con la massima tranquillità che tutto era andato bene, a parte il fatto che…il mio cuore era giallorosso.” Oggi Loiaconi fa parte della Commissione Antidoping e porta avanti un progetto sullo sport pulito e la sana alimentazione.
Ad un certo punto l’attuale vicepresidente del Coni Lazio estrae una maglia dalla borsa e la dispiega con cura. “E’ la prima volta che la porto con me in tanti anni di visite nelle scuole. E’ la maglia dello scudetto” spiega avvicinandola a quelli delle prime file. Senza loghi, senza sponsor, senza nome; con un semplice numero uno stampato sulla schiena e un tessuto di lanetta che la fa sembrare un cimelio deamicisiano. Ma il tempo passa in fretta e arriva il momento delle domande. “La tua parata più bella?”. Un Milan Lazio a San Siro, arbitro Lo Bello di Siracusa. Fischia un rigore per i rossoneri e Rivera prende il pallone sottobraccio avviandosi al dischetto. Calcia nell’angolino alla mia sinistra e io mi allungo fino a sentire l’impatto della palla con il palmo della mano e quella finisce in corner. Io mi rialzo e mi avvio verso gli spogliatoi inseguito dal fischio del direttore di gara che mi chiede cosa stia facendo. Ero così felice che per me la partita poteva anche finire lì.”