Forse è un esempio raro, ma a nei pressi di Roma c’è una Scuola Materna in cui lo sport, insieme alla musica e allo studio dell’inglese, costituisce uno dei perni dell’offerta educativa. Sport che occupa due pomeriggi a settimana e che trova spazio anche nel saggio di fine anno. E’ andata così sabato scorso con circa ottanta bambini tra i quattro e i sei anni della Materna S.Maria Bambina della Parrocchia del Gesù Operario di Monterotondo – sotto l’egida del CSI - che si sono cimentati in varie attività di destrezza e motricità nell’ampio spazio all’aperto che costeggia le aule. “Nulla di agonistico, ma sono un approccio sano all’attività motoria”, ha voluto precisare una della insegnanti, “un’educazione completa dei bambini dovrebbe sempre passare attraverso lo sport, inteso come divertimento e momento di socializzazione. I genitori sono entusiasti e noi molto motivate. Siamo anche fortunati ad avere due soluzioni per l’attività, una al coperto e una all’aperto.”. Subito dopo le “performance” dei bambini che hanno seguito un programma che prevedeva salto nei cerchi, asse d’equilibrio, slalom tra i birilli, salto sulle cassette, capovolta, giochi con il pallone, è stata la volta dei genitori, coinvolti anche loro in giochi di destrezza. Grande partecipazione di tutti e premio finale per i bambini, una medaglia e una t-shirt per tutti.
Si sono spente le luci sull’82° Csio di Piazza di Siena, intitolato ai fratelli Piero e Raimondo D’Inzeo, che in questo ovale raccolsero tra il 1956 e il 1976 più successi di chiunque altro. Per il commissario federale Ravà si è trattato di “una bella sfida, soprattutto in queste condizioni, che è riuscita a rispettare le aspettative del mondo dell’equitazione.” Una sfida vinta innanzi tutto dal lato tecnico-sportivo per la qualità dei binomi messi in campo, ma che ha saputo al tempo stesso restituire ai romani l’integrità di una location tornata alle antiche bellezze, con il prato alle spalle delle tribune di nuovo affollato dagli appassionati. La scommessa, a partire già dalla prossima edizione, sarà di portare ancora più giovani, attraverso il coinvolgimento delle scolaresche alla maniera degli Internazionali di tennis, rendendo l’evento un appuntamento sempre più vicino alla vita della città.
A vincere il Gran Premio Loro Piana “Città di Roma” è stato il canadese Eric Lamaze in sella a Zigalì P S, che ha “bruciato” per appena due centesimi il britannico Micheal Whitacker su Viking, al termine di un barrage che ha visto la partecipazione di un solo italiano, il leccese trapiantato in Belgio Lorenzo De Luca, al debutto a piazza di Siena. Dopo un percorso netto nel primo round di qualificazione, unico tra i 13 azzurri in gara, De Luca purtroppo è incorso nel corso della finale in una penalizzazione uscendo dalla gabbia: “per recuperare un po’ di tempo“. Per il campione olimpico di Pechino 2008 Lamaze, invece, si è trattato della seconda vittoria a Roma che segue quella del 2011 e arriva una settimana dopo l’affermazione a La Baule, in coppia con Powerplay: “che rimane la mia prima scelta”.
Infine registriamo anche un po’ della nostra regione nel concorso ippico più importante d’Italia grazie alla netta affermazione in Coppa Giovani – Trofeo “Bruno Scolari” della squadra del Lazio, composta dai romani Valerio Mosca e Alessandra Bonifazi, dalla “adottiva”Chiara Vanoli e dal pontino Luigi Del Prete. I quattro cavalieri, al termine delle due manches svoltesi tra sabato e domenica, hanno staccato con sei netti e una sola penalità rispettivamente Sicilia (4) e Toscana (5). Il Lazio torna cosi al successo dopo la vittoria del 2012.
Record assoluto per lo storica manifestazione di Minivolley ai Fori Imperiali di Roma (la prima volta fu nel 1995) che da quattro anni porta il nome del grande dirigente sportivo di volley che fu Franco Favretto. Grazie alla riposta di Roma, delle altre quattro province del Lazio e di moltissimi atleti in erba proveniente dalla Toscana, dall’Umbria e dall’Abruzzo, si sono sfiorate le 7000 presenze di giovani pallavolisti ospitati a stento nelle centinaia di campi allestiti nella notte dal Colosseo a Piazza Venezia. A fare gli onori di casa il Presidente della FIPAV Roma Claudio Martinelli e il Presidente dell’Associazione per Franco Favretto Alessandro Fidotti intervenuto, come Delegato Provinciale, anche in rappresentanza del CONI Regionale. Fantastico il colpo d’occhio che ha raccolto in un’unica cartolina gli atleti, le famiglie e le migliaia di turisti che hanno gradito molto l’insolito fuori programma. Oltre al Presidente Regionale FIPAV Andrea Burlandi e al Consigliere Nazionale Luciano Cecchi, erano presenti l’Assessore alla Qualità della Vita di Roma Capitale Luca Pancalli e il Sindaco Ignazio Marino. Entrambi si sono trattenuti a lungo per toccare con mano come il Minivolley sia stato uno dei momenti clou dell’iniziativa "Una città a misura delle bambine e dei bambini". L'iniziativa promossa da Roma Capitale con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura, ha animato la città per dare il via a quello che, nel tempo, dovrebbe diventare un vero e proprio stile di vita coinvolgendo non solo i piccoli cittadini della Capitale ma anche tutta una serie di strutture che inizieranno a interagire con loro in modo attento e sistematico. “Sono sbalordito”, ha detto il sindaco, “mai avrei immaginato che i Fori potessero animarsi sino a questo punto. Lo Sport è una risorsa eccezionale quando sfocia in eventi come questo”. Spettacolo nello Spettacolo la Funking-sporting –Band di Perugia che ha regalato musica dal vivo di alto livello.
Dopo sei fine settimana che hanno segnato la vita sportiva della città con il coinvolgimento soprattutto dell’attività di base, è terminata la Festa di Primavera di Monterotondo, fortemente voluta dall’Assessore allo sport Alessia Pieretti. L’evento, che ha coinvolto ben quindici diverse discipline, è stato un vero e proprio happening a ciclo continuo che ha coinvolto non solo vari sport, ma ha proposto momenti di incontro culturale, dibattiti sul tema della salute e della psicologia dello sport, feste nelle strade e nelle piazze per il divertimento di grandi e bambini. Lo sport come collante sociale ha trovato modo d’espressione in diversi appuntamenti di integrazione con ragazzi diversamente abili che hanno potuto giocare con i normodotati. “E’ stata una fatica straordinaria”, ha detto in sede di bilancio finale l’Assessore Pieretti, “ma a scendere in campo è stata un’intera città, il risultato lo avete visto tutti, siamo molto soddisfatti”. Motore organizzativo, oltre al Comune, è stato l’Olimpia Club di Stefano Zega, che è anche coordinatore dei fiduciari CONI del quadrante di Nord-Est. All’epilogo è intervenuto il Presidente del CONI Lazio Riccardo Viola in compagnia del Delegato Provinciale Alessandro Fidotti. A ringraziare la città e l’organizzazione c’erano anche Mario Pappagallo e Giampiero Cantarini, rispettivamente Vicepresidente Nazionale e Presidente Regionale dello CSEN. Durante le premiazione un riconoscimento speciale è andato a Mario Valentini, mito come tecnico del ciclismo su pista e attualmente a fianco dei Paralimpici. Da cittadino di Monterotondo è stato a lungo applaudito per la sua straordinaria carriera. “Fa bene vedere eventi di questo genere”, ha detto il presidente Viola, “perché abbiamo visto il coinvolgimento di un’intera città. Vedo tantissimi giovani, a loro mando un messaggio molto caro a noi del CONI Lazio. Fare sport è bello, non tutti possono o devono diventare campioni, ma tutti possono e devono divertirsi”.
E’ un’atleta di Civitavecchia. E’ appena “entrata nella storia”, come si usa dire in questi casi, vincendo il secondo titolo mondiale consecutivo, ma non ha niente a che fare con l’acqua, salata o dolce che sia. Niente kite, windsurf o pallanuoto, top games dello sport civitavecchiese. Virginia Pucci, infatti, pratica il karate. “E’ il marchio di fabbrica della mia famiglia – racconta al telefono di ritorno dalla trasferta iridata – diciamo che ho raccolto l’eredità paterna.” Virginia è figlia di Stefano Pucci, tecnico federale di lungo corso, membro della commissione tecnica della federazione internazionale e iniziatore di questa rigorosa disciplina nella città laziale. “Prima che mio padre fondasse la Meiji Kan, quasi 40 anni fa, a Civitavecchia esisteva una sola palestra che raccoglieva un po’ tutte le arti marziali.” Giocoforza che kimono e tatami entrassero prestissimo nella sua vita. “A quattro anni ero già in palestra, dove mi aveva preceduto mia sorella Stefania.” Prima gara nel 1999, a 13 anni, e già un’eredità pesante da sostenere. “Mio padre avrebbe voluto un figlio maschio, pensando magari che sarebbe stato più facile per lui trasmettergli l’amore per questa disciplina, ma nel corso degli anni si è dovuto ricredere.” Oggi Virginia a 28 anni è la prima atleta italiana (ma anche fuori dai nostri confini si contano rarissimi casi), ad aver vinto due campionati del mondo consecutivi nella stessa specialità (kumite, over 60 kg.). “Il kumite, in quanto sport di combattimento che prevede anche il contatto, viene regolato severamente. Compiuti i 35 anni sei fuori. I riflessi si allentano e i rischi aumentano. Anche se si tratta di uno sport che non prevede il ko, può essere comunque pericoloso.” Eppure, alla severità delle leggi talvolta non corrisponde uguale precisione nell’applicarle. Arbitraggio opinabile, lo definisce, e in fin dei conti sarebbe la ragione per la quale il karate non ha ancora trovato il suo posto al sole, tra quelli nell’Olimpo dei Giochi. “Basterebbe indossare un corpetto che s’illumini al contatto, come nel taekwondo o prevedere un avvertimento sonoro quando un colpo va a segno, sull’esempio della scherma. Eppure solo da poco tempo si è deciso di introdurre le telecamere, per facilitare gli arbitri in caso di controversia.” Sembra un paradosso, ma l’estrema abilità tecnica richiesta nel portare i colpi, spesso finisce per mettere in difficoltà il giudizio dell’uomo, spiega Virginia, che definisce la sua disciplina “completa” ed “elegante”. Di sicuro efficace. In tempi di sicurezza scarsa o nulla, il karate è visto spesso come un’assicurazione personale. “Negli ultimi due/tre anni, in palestra le iscrizioni al femminile sono aumentate in maniera esponenziale, e oggi sono al 40-45% del totale. Ma chi viene da noi la prima cosa che impara è l’autocontrollo, per questo il karate si può considerare uno sport adatto a chiunque, dall’individuo chiuso a quello aggressivo.”