
MARCO CALVANI
Gentile Presidente,
sono stato informato del Premio che il Coni Lazio, nella Sua persona, ha deciso di destinare al sottoscritto. Purtroppo a causa degli allenamenti che avrò oggi pomeriggio e domani mattina in vista della partita di domenica prossima a Barcellona, sono impossibilitato nel poter partecipare e ritirare il Premio personalmente. La ringrazio ulteriormente per la Sua comprensione e disponibilità. Sarà mia cura venirLa a trovare e ringraziarLa personalmente appena rientrerò a Roma. Sono ovviamente orgoglioso che il Coni abbia deciso di assegnare questo Premio alla mia persona, Premio che vorrei condividere con tutti i giocatori, lo staff tecnico-manageriale-sanitario-organizzativo, l'ufficio stampa, il Presidente Toti e la Società tutta della Virtus Roma che ho avuto l'onore di poter allenare nella passata stagione. Colgo l'occasione per porgerLe cordiali saluti. Marco Calvani
Un amico non più giovanissimo, per giunta piuttosto distaccato dalle vicende cestistiche, o meglio, dagli avvenimenti sportivi in genere, durante una conversazione, con mio sincero stupore, mi chiede: “allora, ce la fa il Banco a riportare a Roma lo scudetto?”. Non riuscivo a capire se la mia sorpresa fosse da attribuire a questo suo improvviso interesse, o piuttosto al gap temporale che la domanda stessa conteneva. La discussione, infatti, si svolgeva non più di un anno fa (e non trenta), ma il Banco di cui parlava il mio amico era senza dubbio l’Acea Virtus, la squadra guidata da Marco Calvani. Un lapsus del tutto giustificabile, considerando l’atmosfera di grande partecipazione collettiva (e colma di aspettative), che i giallorossi erano stati capaci di costruire nel corso della stagione scorsa, fino alla disputa delle finali-scudetto.
Alla fine Siena si è rivelata più forte; forse più squadra, di certo più abituata alle grandi sfide, ma non è questo il punto. Il punto è che dopo tre decadi la Capitale stava vivendo di nuovo un sogno legato al basket, e per molti il Banco Roma di Gilardi si confondeva, tra passato e presente, con la Virtus Acea di Datome. Questo, aldilà del secondo posto finale dei ragazzi di Calvani, è a mio avviso il merito più grande di una Virtus, costruita a inizio campionato per ricoprire al massimo un ruolo da outsider, non certo di protagonista.
Da un giallorosso all’altro, la scelta di coach Calvani di intraprendere quest’anno una nuova avventura; stavolta lontano da Roma, ma non così tanto se si confronta il tifo e il calore della gente, sulla panchina della Sigma in Legadue. A Barcellona Pozzo di Gotto, capitale del basket siciliano, il tecnico romano ha ritrovato Antonello Riva, ma soprattutto un progetto su cui lavorare, una sfida avvincente e fiducia incondizionata da parte della società. Di certo non migliorerà il suo inglese, ma nella vita, per capirsi, a volta basta un gesto, o una semplice stretta di mano. (foto Tedeschi: Matteo Calvani, tra il presidente della Commissione Sport della Regione Lazio Eugenio Patanè e il presidente della FIP Lazio Francesco Martini, ritira il premio Coni Lazio per il papà Marco) 3. continua

Profonda emozione stamattina nella storica sede della Scuola Media E.Q.Visconti di Roma in occasione de “ I VALORI NELLO SPORT”, il progetto del CONI Lazio che prosegue nella sua corsa itinerante in tutta la regione. L’istituto capitolino, sotto l’attenta regia del prof. Paolo Magrini, ha ospitato infatti due grandi donne di sport, Paola Protopapa, atleta paralimpica, oro a Pechino nel canottaggio e plurimedagliata anche in discipline come la vela e lo sci di fondo, e Federica Lisi, palleggiatrice per ben dieci anni nella serie A di Pallavolo e vincitrice di una Coppa Europa a soli 17 anni nel 1993. Alunni e corpo docente hanno seguito con attenzione crescente non solo il racconto della loro vita sportiva, ma anche del percorso umano che le ha contraddistinte. La Protopapa, 48 anni, quando era già un’atleta affermata, fu vittima a venti anni di un terribile incidente stradale che la costrinse a restare due anni in ospedale, ma senza intaccarne la vitalità e la determinazione nel proseguire la carriera sportiva; Federica (38 anni), che aveva lasciato il volley per sposare il famoso cestista Vigor Bovolenta (ben cinque i figli della coppia), ha perso il marito due anni fa per un infarto occorso durante una gara. Entrambe hanno sottolineato come lo sport, con i suoi sacrifici, il rispetto delle regole, la disciplina mentale che impone e la capacità di reagire, abbia insegnato loro la capacità di contrastare il dolore, un argine contro il destino che avrebbe potuto travolgerle. Hanno raccontato di sé sorridendo, hanno parlato del ruolo della famiglia nelle loro scelte, l’importanza di studiare anche facendo sport, del rispetto che uno sportivo deve agli altri a se stesso, della forza di volontà da mettere in campo contro le avversità. “Ricordatevi”, hanno detto all’unisono, “che lo sport è una metafora della vita, e prima o poi dovrete superare gli ostacoli. Ognuno ha la sua montagna da scalare, piccola o grande che sia; fare sport, accettarne le regole e riconoscendone i valori veri, aiuta nelle competizioni quotidiane”. E ancora: “siate sempre voi stessi, scegliete con la ragione, ma anche con il cuore; agite con libertà e senza cercare scorciatoie”. Parole dure quelle usate contro il doping e il bullismo, in risposta alle domande dei ragazzi e degli insegnanti. Tanti gli argomenti toccati dagli alunni; da come la tecnologia aiuti gli atleti, in particolare i paralimpici, ai sacrifici che lo sport ha richiede a chi lo pratica; dalla differenza tra lotta per il potere e competizione sportiva alla cultura dell’accettazione dei diversi nel nostro Paese. Molti i momenti toccanti, come la testimonianza di un ragazzo che ha un fratello divenuto disabile per un incidente (“mi emoziono quando lo vedo fare progressi e oggi sono io che devo imparare tanto da lui”); la lettura di un passo del libro di Federica Lisi NOI CON CI LASCEREMO MAI scritto insieme alla sorella di Jovanotti, Anna Cherubini, mentre scorrevano le immagini del BOVO DAY, e durante il filmato di Paola Protopapa, con l’indimenticabile oro di Pechino. Finale con una piccola conviviale di saluto sulla magnifica terrazza della scuola, affacciata sul Foro di Traiano. Erano presenti all’incontro l’Assessore allo Sport del I Municipio Emiliano Monteverde, il Delegato CONI di Roma Alessandro Fidotti che ha moderato l’incontro, la Prof.ssa Stefania Nicotra della Scuola Regionale dello SPORT CONI Lazio, la vicepreside Zaccardelli, il presidente del Consiglio d’Istituto Mattera e Nereo Benussi, fiduciario CONI del VII Municipio.

I BISONTI FROSINONE
Non è un caso che, tra i tanti sport possibili, i responsabili del progetto abbiano alla fine scelto proprio il rugby. Lo sport dell’amicizia e del terzo tempo; forse l’unico in grado di assicurare la pacifica convivenza delle opposte tifoserie. Un gioco primordiale nello schema, che però si svolge come una partita di scacchi. Muscoli e cervello, insomma. Questo serviva in fondo dietro le sbarre del carcere di massima sicurezza di Frosinone e per questo sono nati i Bisonti. Uno sport per rinascere. “Il rugby è un gioco per gentiluomini di tutte le classi, esclusi i cattivi sportivi di qualsiasi classe” – recita il motto dei Barbarians, e questo sarebbe già sufficiente a inquadrare stilisticamente e socialmente questa disciplina nata in Inghilterra e fondata su un principio all’apparenza assurdo: si avanza passando la palla all’indietro. Un gioco da psiche cubista, lo ha definito Alessandro Baricco – dove deliberatamente si scelse una palla ovale “che rotola sul prato come una frase di Joyce sulla sintassi”. Ma, siccome l’iconografia conta, cosi anche i Bisonti di Frosinone hanno scelto per rappresentarsi un’immagine “forte”; una furente testa taurina che sbuffa tra sbarre divelte; anche se poi la maglia, portata in dono il giorno del premio alla Regione, poco si concilia con la timidezza di un gigante buono come il giocatore Renato Di Cataldo che, finita di scontare la sua pena, è intervenuto ringraziando con visibile imbarazzo. Alla presidenza una donna, Germana De Angelis, e questo è già un bel segnale, in controtendenza per uno sport da “maschiacci” ed è una donna anche la direttrice del carcere che ha permesso la realizzazione di questo progetto, Luisa Pesante, che oggi nella casa circondariale di Sulmona, dove è stata trasferita da poco, sta tentando la stessa operazione. Domenica scorsa 16 marzo i Bisonti hanno perso il derby con il Sora, ma alla fine del mese è previsto un gemellaggio tra le due squadre. Insomma, l’avventura continua. (foto Tedeschi: da sin.: Di Cataldo, De Angelis, Zingaretti, Viola) - 2 continua

Bella giornata di sport giovedì 13 marzo presso la scuola media “ G. Pepoli “ di Poggio Mirteto , che ha aderito all’iniziativa del CONI : “ I Valori dello sport - Gli studenti incontrano i campioni “.
E in questo caso il “Campione “ scelto non poteva che essere lei : Roberta Bruni , Pluricampionessa Italiana e detentrice del record Italiano assoluto di salto con l’asta , che proprio in questa scuola ha mosso i primi passi da atleta partecipando ai Giochi Sportivi Studenteschi; un esempio lampante dell’importanza della pratica dello sport a scuola ai fini della ricerca di nuovi talenti. Roberta è tornata con piacere nella sua scuola insieme alla sua ex professoressa di Educazione Fisica Laura Spagnoli e al suo allenatore Riccardo Balloni, accolta con entusiasmo e curiosità dagli alunni delle classi terze che, esortati dalle docenti di ED. Fisica Marina Marchetti e Antonella De Vito, hanno fatto delle ricerche e le hanno preparato un bellissimo cartellone che ripercorre la sua carriera sportiva con foto, curiosità, interviste, biografia e risultati !
In apertura la prof.ssa Spagnoli ha raccontato il suo incontro con l’alunna, la scoperta delle sue non comuni capacità fisiche, la certezza di avere a che fare con un vero talento ed infine ha parlato di una strana coincidenza: verso la fine dell’anno scolastico fu distaccata per un mese presso l’Ufficio scolastico provinciale e come supplente fu nominato…il prof. Riccardo Balloni !
Il tecnico ha parlato diffusamente di Roberta come atleta, della sua evoluzione, della specialità e del grande lavoro ed impegno che richiede, dell’allenamento fisico e mentale di un’atleta di questo livello, di come è diventata una campionessa.
Poi Roberta, in modo spigliato e convincente, si è presentata e si è rivolta ai ragazzi come una sorella maggiore che ha creduto in un sogno e si è ritrovata atleta di livello internazionale, lei che in prima media non aveva mai visto un campo di atletica e non sapeva assolutamente cosa fosse il salto con l’asta! I ragazzi hanno poi assistito con grande interesse alla proiezione dei salti record della Bruni nelle varie categorie e in importanti gare anche internazionali, commentati in maniera semplice e chiara dal prof. Balloni; quindi le hanno fatto molte domande, incuriositi soprattutto dalle sensazioni ed emozioni che prova in quei momenti. Lei ha spiegato in modo molto maturo che comunque, oltre a vivere dei momenti meravigliosi di gioia e soddisfazione, lo sport le ha insegnato anche a reagire alle delusioni e alle sconfitte.
Per finire, naturalmente, tutti hanno voluto fare delle foto ricordo e le hanno chiesto l’autografo , e le hanno promesso che se gareggerà al Golden Gala saranno tutti lì a fare il tifo per lei !!

L’IC di via Gentile ha vissuto una mattinata speciale grazie al due volte campione del Mondo di Beach Volley Francesco Giontella che ha raccontato una storia di vita e di sport piuttosto singolare. Romano purosangue, classe ’88, laureato in economia e commercio alla LUISS e già inserito nel mondo del lavoro, Francesco ha sbalordito tutti quando ha dichiarato che anche all’apice della carriera (il secondo mondiale U 21 lo ha vinto a soli diciotto anni!!), non ha mai pensato che lo sport potesse diventare una professione. “Lo sport è stata un’avventura straordinaria, ma quando ho pensato che avrei potuto giocare sino a 35 anni e anche di più, ho visto chiaro che volevo laurearmi, lavorare, farmi una famiglia molto prima di quell’età. E allora, prendendo una decisione difficile ma che ritenevo necessaria, ha smesso. Mi è costato moltissimo, ma nessun rimpianto. E guardate bene, io, come tanti altri atleti che conosco, riuscivo benissimo, magari con sacrificio, a conciliare studio e sport. Cosa che dovere fare anche voi. “Poi le domande. “Come hai cominciato?”, “Giocavo a pallavolo ed ero un eterno panchinaro perché ero scarso, ma d’estate giocavo sulla spiaggia e vedevo grandi miglioramenti, così ho cominciato a prenderla sul serio”. Quando sei arrivato in Nazionale? “Abbastanza presto, ma con difficoltà, ero basso(190 cm!!) e il tecnico non mi vedeva, poi ha vinto la determinazione e l’affiatamento con i miei compagni, prima De Paola e poi Nicolai. Questi oggi è una dei più forti del mondo e ne sono felice”. Cosa hai provato nel vincere così giovane? “E’ stato fantastico, guardate le immagini che vi sto facendo vedere, potrete verificare che ero quasi impazzito, sono balzato in tribuna ad abbracciare tutti”. Cosa ha rappresentato per te il Beach Volley? “Ha costituito l’occasione di fare tante amicizie, giocare all’aria aperta, viaggiare, ma anche imparare a fare sacrifici, rinunciare a qualcosa, riprendere con la voglia di rifarsi dopo una delusione molto cocente come nel primo Mondiale disputato”. Durissimi quando un ragazzo gli ha chiesto del doping. “Condanna senza appello, è una violenza verso se stessi e un modo di barare non degno di un vero atleta”. E il bullismo? “Chi lo pratica dovrebbe provare una tristezza infinita. Non prendetevela mai con chi è più debole di voi. Pensate sempre “se dovesse succedere a me?”. Poi un’esortazione “Ragazzi, siate sempre voi stessi, fate sport e divertitevi, è la cosa più importante. Se non diventerete dei Campioni non fa nulla, esserlo è solo una parentesi di pochi anni, piuttosto trasferite i suoi valori nella vita e vivrete alla grande”. Chiosa finale con un grazie. “Stamattina ho ricevuto tanti grazie, ma sono io che devo ringraziare il CONI per questa opportunità. Ho trovato dei ragazzi eccezionali, appassionati e pungenti con le loro domande. Se rimarrò a lavorare a Roma mi piacerebbe tornare, sono rimasto molto sorpreso di questo clima partecipativo e sono felice di essere stato con voi”. Presente il Delegato CONI di Roma Alessandro Fidotti e il Fiduciario del VII Municipio Nereo Benussi. Numerosissimi i docenti e gli alunni accompagnati dall’insegnante Mancini che ha organizzato l’incontro.